Multe troppo salate per chi fa il biglietto sul treno. Cambi di treni difficili e costosi con code lunghissime in stazione. Un sito internet che fa acqua da tutte le parti e che ti molla proprio nel momento clou. E cioè mentre stai tentando di prendere un treno al volo e vuoi modificare l’orario della partenza del biglietto. Non c’è che dire: lo scenario è mille anni luce lontano dalla biglietteria virtuale di cui parlava l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, a settembre, quando assieme all’ex premier Matteo Renzi snocciolava i dettagli del piano industriale del gruppo. Un libro dei sogni per i passeggeri che chiedono solo di poter utilizzare la tecnologia per gestire i loro spostamenti senza intoppi capaci di fruttare denaro per le Fs a suon di multe fuori misura. Un trend, quest’ultimo, che si è consolidato e amplificato negli ultimi tempi nonostante i reclami dei passeggeri e le bacchettate delle autorità di vigilanza.
Solo una decina di anni fa, il possessore di biglietto Intercity poteva salire sul treno anche senza posto prenotato pagando la differenza di prezzo con otto euro per il cambio in corsa. Così facendo, poteva capitare di viaggiare in piedi. Non era comodo, ma almeno lo spostamento era assicurato. Se, invece, il passeggero era senza biglietto, allora agli otto euro si aggiungeva il costo della corsa più una multa. Oggi invece viaggiare senza biglietto sulle Frecce per una tratta come Firenze-Milano può costare fino a 102 euro, cioè quasi il doppio rispetto al prezzo medio del biglietto, anche se lo si è dichiarato in salita chiedendo di comprare il titolo di viaggio a bordo. Spostarsi invece sullo stesso tragitto con un biglietto a tariffa giusta, ma per un treno della stessa tipologia con orario diverso può costare una multa di 69,50 euro, di cui 50 sono solo oneri e 19,50 il nuovo ticket. Ammende elevate che contribuiscono alla fortuna delle Frecce, piccolo gioiello di redditività (33% il margine sul fatturato) destinato alla quotazione in Borsa per soddisfare le esigenze di cassa del Tesoro. Ma anche un segmento di business che Fs tenta di spingere in ogni modo. Non a caso di recente le associazioni dei consumatori hanno accusato Trenitalia di nascondere le corse più a buon mercato sul sistema di prenotazione online. E così lo scorso dicembre, l’Antitrust ha deciso di aprire un’istruttoria per verificare se la società abbia messo in atto pratiche commerciali scorrette.
Se così fosse, non sarebbe la prima volta che le Ferrovie vengono colte dall’autorità di vigilanza con le mani nelle tasche dei passeggeri. E’ accaduto già poco più di due anni fa quando l’Antitrust ha inflitto a Trenitalia una sanzione amministrativa da un milione di euro per le multe eccessivamente elevate inflitte ai passeggeri senza biglietto. In quella occasione l’Antitrust riscontrò che ai trasgressori, “oltre al pagamento del prezzo dovuto per il viaggio in corso”, veniva anche inflitta “sovrattassa” compresa fra i 50 e i 200 euro oltre ad un’ulteriore somma a titolo di oblazione. E questo anche quando il passeggero, in buona fede, non era riuscito a mettersi in regola per colpa oggettiva delle Ferrovie. E cioè lunghe code in stazione, sito internet non funzionante o call center intasato. Magari in corrispondenza di un treno semivuoto che riempito poteva fruttare molto di più e consentire ai passeggeri di raggiungere le loro destinazioni. E alle Ferrovie di svolgere la missione per la quale sono state create dallo Stato.