La domanda di rottura e cambiamento che è emersa dal referendum sulla Costituzione è assai forte ed eccede ampiamente l’offerta politica presente nello spazio pubblico. Il fatto che non esista una sinistra degna di questo nome è un problema che non riguarda solo i partiti, ma la stessa incisività delle lotte democratiche. E’ un problema che deve essere risolto.
Noi però non sosteniamo la ricostruzione di un centro sinistra o dell’Ulivo: sono proprio le fallimentari politiche del centro sinistra che hanno aperto la strada alle destre populiste e al Movimento 5 Stelle. Il governo Monti, che è la madre di tutti i disastri dell’ultimo periodo, l’hanno messo in piedi proprio i vari D’Alema, Bersani, Letta, etc. etc. Chi è all’origine del problema non può esserne la soluzione. Per questo, per ridare una speranza agli italiani e e alle italiane che non sanno più a che santo votarsi, non serve ricostruire il centro sinistra: occorre costruire una sinistra antiliberista che per avere un minimo di credibilità non può coinvolgere coloro che delle politiche liberiste in Italia sono stati e sono gli alfieri. Fino ad oggi, non fino a ieri!
Per questo come Partito della Rifondazione Comunista rivolgiamo a tutte e tutti un appello per dar vita in ogni città e a livello nazionale di convenzioni della sinistra, finalizzate a costruire un soggetto unitario della sinistra antiliberista, autonoma e alternativa al Pd e al Partito Socialista Europeo, costruita in forme democratiche non verticistiche e aperte, immersa nelle pratiche sociali e nelle esperienze di autorganizzazione, capace di collegare e fare interloquire tra loro le diverse forme dell’impegno e le diverse esperienze politiche, sociali, culturali, dando vita ad una rappresentanza unitaria sul piano istituzionale. Un soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista che, senza chiedere scioglimenti a chicchessia, si presenti alle elezioni con un simbolo costante nel tempo e sia in grado di sviluppare iniziativa su tutti i nodi politici e sociali.
Riteniamo che questo progetto vada costruito a partire dalla valorizzazione piena di tutte le esperienze unitarie sorte in questi anni sul territorio e che vedono nelle liste unitarie della sinistra, nelle esperienze di Palermo e di Napoli, che coinvolge tutte le forze politiche e sociali della sinistra, coniuga governo della città e costruzione di un processo di partecipazione conflittuale, un punto avanzato. Allargando lo sguardo sul piano europeo, riteniamo che l’esperienza di Barcellona rappresenti un modello da cui trarre positivi insegnamenti. Oltre ad una innovativa esperienza di governo cittadino, il laboratorio catalano si caratterizza infatti per la costruzione di una soggettività unitaria della sinistra che nascendo dal comune lavoro delle organizzazioni sociali, culturali e politiche, dà vita al soggetto unitario in forma plurale, senza chiedere scioglimenti o abiure ad alcuno.
Quello a cui pensiamo è un soggetto unitario che sia capace di unire e coinvolgere chi in questo paese lotta, si impegna, non si rassegna e di parlare a tutti coloro che sentono il bisogno di un’alternativa. Occorre attuare una vera innovazione delle forme in cui costruire un soggetto unitario della sinistra: nessuno dei partiti esistenti o in formazione può pensare di rinchiudere nel proprio perimetro la proposta unitaria e non è possibile ridurre nelle forme del partito il pluralismo di culture politiche e pratiche concrete, perché quel pluralismo è fattore costitutivo del campo di forze che si è riattivato.
Proponiamo per questo di dar vita ad uno spazio attraversabile da tutte le realtà e i singoli individui coinvolgibili in un progetto di trasformazione, di una soggettività capace di mettere in comunicazione le diverse esperienze e i diversi conflitti. Per questo come Rifondazione Comunista e con l’Altra Europa abbiamo lavorato in questi anni. Auspichiamo che le reti delle “Città in comune” e delle “Città ribelli” sviluppino iniziative e consolidino una capacità di intervento politico a tutti i livelli, a partire dai territori con lo spirito che ha animato le assemblee dopo il referendum che hanno visto una partecipazione forte e plurale.
Si tratta di costruire un soggetto che sia governato dalla democrazia, dal principio “una testa un voto” e che declini concretamente un programma di attuazione alla Costituzione Repubblicana, di rottura con il neoliberismo, di difesa di beni comuni e diritti, di rinnovamento autentico del paese. Oggi questo è più semplice di ieri perché il contrasto al liberismo, l’alternatività al Pd, la difesa della Costituzione hanno vissuto concretamente nella campagna per il No.