Sarà un figlio di papà miliardario di origine tedesca coi capelli orribilmente tinti di giallo paglierino a dare il benservito all’Umanità, dopo alcune migliaia di anni di storia? Alcune premesse, purtroppo ci sono.
Trump esprime il peggio degli Stati Uniti d’America. Un Paese in cui troppo spesso l’ignoranza più abissale si coniuga con arroganza e prepotenza infinite. Non è del resto casuale che tali pessimi aspetti del carattere statunitense vengano fuori in un momento di evidente declino culturale, economico e sociale del Paese, che da tempo ha smesso di costituire la Superpotenza per eccellenza nonostante vari presidenti, Bush junior in testa, abbiano invano tentato di intervenire la tendenza con sanguinose guerre d’aggressione come l’invasione dell’Iraq.
Le scelte sciagurate di Trump, che calpestano ogni principio di civiltà giuridica e di civiltà tout-court applicando odiose discriminazioni nei confronti di interi popoli, dai Messicani e Latinoamericani in genere, fino a varie nazionalità arabe e agli Iraniani, trovano del resto la loro radice nelle scelte compiute da presidenti precedenti, anche se le amplifica e intende portarle avanti a ogni costo, dando così prova di una sordità e insensibilità politica che rasentano la follia. Del resto anche di Hitler si disse che era un pazzo.
Paradossale che a nutrire la resistibile avanzata del palazzinaro sessista e razzista siano stati in buona misura proprio settori importanti di classe operaia statunitense. Paradossale ma non sorprendente, se pensiamo al fatto che ogni possibilità autonoma di organizzazione politica e sociale del proletariato è stata da tempo stroncata, nel Paese guida del capitalismo, e che certo i democratici, lo stesso Obama ma soprattutto la Clinton, non promettevano certo soluzioni positive ai problemi di classe. Unica eccezione, Sanders, che avrebbe certamente battuto Trump, ma è stato fatto fuori dall’apparato del partito democratico.
Per strumentalizzare la collera operaia, Trump, così come la britannica May, fanno oggi appello al “glorioso passato” dei due principali Paesi imperialisti occidentali, tristemente noti per aver seminato morte e distruzione su tutto il pianeta, da Hiroshima, unico caso di uso bellico di ordigni nucleari finora verificatosi, al Vietnam invaso e martirizzato con armi di ogni genere i cui effetti si sentono ancora oggi, come il micidiale “agente orange”. E’ evidente che non torneranno mai grandi, e non è certo sperabile che lo tornino, anche perché ai ceti subalterni di questi Paesi toccheranno come sempre solo le briciole. L’appello al nazionalismo rimane comunque inquietante e pericoloso, specie per un Paese come gli Stati Uniti che, nonostante l’accennato declino, detengono pur sempre un arsenale, anche nucleare, di gran lunga superiore alla somma di tutti gli altri.
Non è quindi certo casuale che l’Orologio dell’Apocalisse si trovi, dopo l’ascesa al potere di Trump, a soli due minuti e mezzo dalla mezzanotte. Per non parlare delle devastazioni ambientali che, a cominciare dal cambio climatico, saranno enormemente favorite dal nuovo irresponsabile presidente degli Stati Uniti.
Occorre quindi sbarazzarsi di Trump prima che le sue politiche dissennate riportino in un modo o nell’altro l’umanità all’Età della Pietra, scatenando i peggiori istinti basati su razzismo, guerra e uso incontrollato delle tecnologie destinate ad alterare irrimediabilmente la biosfera già da tempo lesionata da inconsulte attività economiche. Vacue chiacchiere a parte, a tutti o quasi è chiaro che i più ricchi statunitensi, membri dell’élite finanziaria, appoggiano fino in fondo Trump, desiderosi di giocare la carta della demagogia razzista per ottenere il consenso di un popolo fra i meno informati e consapevoli del pianeta. Basta vedere la sua lista di ministri ed aver ascoltato il suo discorso di insediamento.
Per sbarazzarsi del pericoloso cavernicolo è necessario appoggiare la lotta, con ogni mezzo necessario, della parte migliore del popolo statunitense, che dall’elezione dell’apocalittico palazzinaro in poi, si è mobilitata e continua a mobilitarsi generosamente in ogni parte del Paese. Al contempo le posizioni razziste, guerrafondaie ed ecocide di Trump vanno denunciate in ogni istanza internazionale al fine di isolarle e bloccarle. Certo per far ciò occorrerà anche e soprattutto liberarsi dei servi di Trump di casa nostra, a cominciare dall’ex militante comunista e pacifista Gentiloni e del suo ministro degli Esteri, l’incompetente Alfano. E ovviamente dai cavernicoli nostrani che ne vorrebbero essere in qualche modo gli imitatori, come Salvini e per certi versi lo stesso Beppe Grillo.