All'inizio si era diffusa la notizia di un trasferimento a scopo precauzionale per Luca Scatà e Cristian Movio, i poliziotti del commissariato di Sesto San Giovanni che fermarono e uccisero l'attentatore del mercatino di Berlino. "Si è trattato di una brillante operazione e dunque sono stati assecondati nelle loro aspirazioni", spiegano invece fonti interne alle forze dell'ordine
Quaranta giorni dopo l’uccisione di Anis Amri, sono stati trasferiti i due poliziotti protagonisti del fermo dell’autore della strage al mercato di Natale di Berlino. Luca Scatà e Cristian Movio, agenti del commissariato di Sesto San Giovanni, sono stati trasferiti su loro richiesta: una sorta di riconoscimento, un premio per l’azione del 23 dicembre 2016.
“Si è trattato di una brillante operazione e dunque si sono avviate le procedure per riconoscimenti premiali nei loro confronti e proprio in ragione della loro straordinaria capacità che hanno dimostrato nell’occasione, sono stati assecondati nelle loro aspirazioni, tra cui quella di essere trasferiti ad altri incarichi e altri uffici, come ulteriore segno di gratificazione e di gratitudine nei loro confronti”, spiegano fonti delle forze dell’ordine alle agenzia di stampa. In un primo momento, però, si era diffusa la notizia di un trasferimento a scopo precauzionale ordinato dal Viminale per i due poliziotti che uccisero il terrorista tunisino, fermato a Sesto San Giovanni per un controllo di routine e ucciso durante una sparatoria. Durante quello scontro a colpi di pistola l’agente Movio era stato ferito ad una spalla: dopo la convalescenza aveva trascorso un periodo di congedo prima di tornare al lavoro.
Nel frattempo, più di qualche commentatore aveva criticato la scelta di diffondere le identità dei due agenti. Il motivo? Avrebbe potuto mettere a rischio la vita dei due giovani poliziotti, che potevano diventare obiettivi della vendetta di qualche gruppo o lupo solitario del terrore.
“È stata una scelta ponderata quella di dire i nomi. Non dobbiamo mostrarci impauriti davanti al terrorismo, dare l’impressione che li riteniamo così potenti da potere venirci a prendere casa per casa. Il terrorismo islamista non è mica Cosa nostra ai tempi di Totò Riina”, aveva spiegato il ministro dell’Interno Marco Minniti. Un mese e mezzo dopo ecco il trasferimento di Scatà e Movio. “Una decisione – ribadiscono sempre fonti di polizia – che è stata presa non per motivi precauzionali- ma per venire incontro ai loro desideri, come segno di gratificazione per la brillante operazione condotta”.