L'ex presidente del consiglio di sorveglianza Vw, nonché erede della dinastia Porsche, ha accusato davanti alla procura di Braunschweig l'ex amministratore delegato di essere venuto a conoscenza dello scandalo emissioni ben prima che scoppiasse. Se fosse provato, la Volkswagen dovrebbe risarcire gli azionisti: in ballo ci sono otto miliardi di dollari
Ferdinand Piëch e Martin Winterkorn si sfidano ancora una volta: gli ex boss del Gruppo Volkswagen sono di nuovo al centro dell’attenzione per gli strascichi del dieselgate. Proprio pochi giorni fa Winterkorn, ex amministratore delegato del colosso tedesco, aveva dichiarato la propria estraneità sulle vicende relative allo scandalo emissioni.
“Non ne sapevo nulla”, ha risposto recentemente Winterkorn alle domande della commissione parlamentare d’inchiesta predisposta dal Bundestag. “Ho sempre avuto un dialogo con i miei collaboratori, non capisco perché nessuno mi abbia spiegato la situazione in modo chiaro e tempestivo. Non riesco a capire come una cosa del genere possa essere capitata ad un’azienda così focalizzata sulla qualità”.
Dichiarazioni in parte smentite da alcuni dipendenti di Vw USA, secondo cui il precedente ad sarebbe stato a conoscenza della frode prima che scoppiasse il caso, il 18 settembre del 2015. Ora però a rincarare la dose contro l’ex numero uno di Vw Group c’è la testimonianza, pesantissima, di Ferdinand Piëch, erede della dinastia Porsche, principale esponente della famiglia che detiene la maggioranza delle azioni del gruppo ed ex presidente del consiglio di sorveglianza Vw.
Anche secondo Piëch, intervenuto presso la Procura di Braunschweig a fine 2016, Winterkorn sarebbe stato informato delle manipolazioni che avvenivano sui motori diesel ben prima che la questione diventasse uno scandalo planetario. Lo stesso Piëch avrebbe appreso del “defeat device” sin dalla fine di febbraio 2015 e chiesto spiegazioni in merito all’ad del gruppo Volkswagen, che però avrebbe negato ogni coinvolgimento.
La questione in ballo è assai delicata: se fosse dimostrato che Winterkorn era consapevole della truffa che Volkswagen stava perpetrando ai danni dei consumatori e delle istituzioni, le incriminazioni non riguarderebbero più solo alcune personalità di Vw ma l’azienda in toto. Quest’ultima potrebbe quindi essere chiamata a risarcire molti azionisti danneggiati dallo scandalo emissioni: si parla di circa 8 miliardi di dollari, da aggiungere ai 19 già sborsati negli Stati Uniti.
Piëch ha lasciato tutti gli incarichi in VW a fine aprile 2015, dopo un duello “all’ultimo sangue” proprio con lo stesso Winterkorn, accusato ufficialmente degli scarsi risultati commerciali del marchio Vw negli USA, nonché della bassa redditività dello stesso. A questo punto però non è escluso che dietro al violento divorzio di cui sopra possa esserci stata proprio la questione diesel, di cui il “grande vecchio” – così è soprannominato Piëch – potrebbe aver sentito la puzza con largo anticipo.