Gli attivisti di Génération Identitaire si sono dati appuntamento al locale e palestra "La Traboule" nel cuore della città vecchia a poche ore dalla fine dei lavori della convention del Front National. Ufficialmente mantengono le distanze, ma i legami sono molto stretti. Il direttore nazionale Cattin: "Siamo due attori complementari"
– Da Lione –
Le luci della sala congressi di Lione si sono spente da qualche ora. E’ sabato sera e i dirigenti del Front National, ripuliti e tirati a lucido in giacca e cravatta, hanno lasciato la sala dibattiti della convention per ritrovarsi al ristorante. Poco distante, alla “Traboule”, locale nel cuore della città vecchia, gli attivisti della formazione di estrema destra Génération Identitaire si ritrovano per “l’Aperitivo del Patriota”. “La concomitanza con il meeting di Marine Le Pen è una coincidenza”, assicurano all’ingresso dove la prima domanda per selezionare i volti nuovi è: “Sapete di cosa si tratta?”. Quando sono le 22, le scalette di Rue montée du Change sono piene di gente, età media 25 anni, che fuma una sigaretta o semplicemente prende una boccata d’aria davanti all’entrata del locale. Dentro si bevono birre sotto gli occhi vigili di una statuetta bianca di Maria che fa bella mostra su una mensola.
La Traboule, o “Maison de l’identité”, è nata nel 2010 e innanzitutto è un luogo di aggregazione: biblioteca, sala computer e schermo per proiettare film, ma anche una palestra al piano terra per fare boxe e corsi di difesa personale. I militanti si ritrovano qui almeno una volta settimana per parlare di politica. Ma non stasera, dove l’obiettivo è solo stare in compagnia tra gente che “condivide gli stessi valori”. “Qualcuno di noi andrà a sentire il comizio di Marine Le Pen, ma non tutti. Io per primo non ho ancora deciso”, dice il direttore nazionale degli Identitari Jean-David Cattin che, sempre per coincidenza, questo weekend si trova a Lione e presidia l’ingresso insieme a tre addetti alla sicurezza. “Noi non vogliamo fare concorrenza al Fn: Marine è la leader che incarna in questo momento le idee populiste e identitarie. E’ lei la speranza per i francesi. Solo pensiamo che non basti: serve attività sul territorio e l’elaborazione di temi da portare sulla scena politica. Siamo due attori complementari”.
Gli Identitari si definiscono una scuola di formazione, un think thank o movimento di cultura e di difesa appunto dell’identità francese. Più volte sono finiti al centro delle polemiche per le loro azioni controverse: dall’occupazione della sede del Partito socialista a Parigi nel 2013 alle “ronde” in metropolitana fino alla “Marcia del maiale” contro i musulmani, proprio a Lione. Gli aderenti con la tessera sono circa 4mila in Francia, ma, assicurano, la platea che raggiungono con i social network supera le 100mila persone ed è in crescita.
Il movimento è nato nel 2002 e ha subito varie evoluzioni sempre però mantenendo la sua indipendenza dal Front National. Le due realtà si stimano, collaborano, ma almeno pubblicamente cercano di non mescolarsi. I contatti naturalmente ci sono e sono importanti. Tanto per fare un esempio, il partito ha eletto in Provenza Philippe Vardon, uno degli ex leader degli Identitari e che ora fa persino parte dell’equipe di campagna di Marine Le Pen. Anche la scelta di Lione per la due giorni di meeting non è arrivata a caso: città a tradizione operaia, con un sindaco socialista e grande supporter del centrista Emmanuel Macron, negli anni è diventata un bastione della formazione di estrema destra.
“La Traboule è un po’ il simbolo di quello che noi facciamo sul territorio”, spiega Cattin. All’interno c’è uno spazio boutique che vende vari gadget, dalle magliette con la scritta La vita è una lotta o Islamists not welcome ai libri come L’Abecedario dell’identità lionese. Periodicamente vengono organizzati incontri con gli autori: ad esempio Gérald Pichon, che denuncia il “razzismo contro i bianchi” o il giornalista Laurent Obertone, che teorizza l’imbarbarimento della Francia. Da queste parti si sono visti anche politici come il consigliere regionale Fn Thibaut Monier che è venuto nelle scorse settimane per fare il punto sulla campagna elettorale. “Non siamo dei nostalgici – taglia corto Cattin – Ci danno dei razzisti? Non lo siamo, difendiamo solo l’identità del popolo francese e pensiamo al futuro. Abbiamo successo tra la gente perché dopo gli attentati terroristici e di fronte a un flusso migratorio continuo c’è una voglia di protezione e di chiusura delle frontiere. E non parlo solo in merito all’immigrazione, ma anche contro la delocalizzazione. C’è un grande bisogno di destra nel Paese e la realtà di ogni giorno ci dà ragione”. Secondo il direttore di Génération Identitaire, la lotta contro l’immigrazione è sempre più condivisa da tutte le formazioni politiche. “C’è un sondaggio che dice che la metà degli elettori di Emmanuel Macron vuole meno immigrati in Francia. Lo stesso pensa quel 42 per cento di votanti alle primarie della sinistra che aveva dato la sua preferenza per Manuel Valls. Addirittura Jean-Luc Melenchon dice che sarebbe meglio gli stranieri restassero a casa loro. Per non parlare della campagna per la decadenza della nazionalità per i terroristi proposta da François Hollande: noi lo chiediamo da anni e siamo sempre rimasti inascoltati”. Il leader degli Identitari non parla solo della Francia e, sul tema, difende il “muslim ban” di Donald Trump: “I media stanno affrontando con isteria il caso. E’ davvero ipocrita attaccare il presidente Usa per un provvedimento temporaneo e tra l’altro giusto. Io anzi lo critico: avrebbe dovuto estenderlo anche agli immigrati dell’Arabia Saudita”. Poi aggiunge: “E’ questo il nostro obiettivo: imporre dei temi sul dibattito pubblico. Fino a questo momento direi che ci siamo riusciti”.
Il movimento attira operai e disoccupati, ma soprattutto i giovani. “La spiegazione è semplice”, dice Cattin che ha 31 anni e viene dal sud del Paese. “Le classi popolari sono le prime a subire l’immigrazione. E’ facile per chi vive nei quartieri benestanti fare discorsi di convivenza, impossibile per chi subisce il problema ogni giorno. Un po’ come gli anziani che votano in massa per i partiti tradizionali: loro hanno in testa un mondo che non esiste più. Non sanno cosa vuol dire essere aggrediti in strada o vedere l’odio negli occhi di chi incontri”. Secondo Cattin l’integrazione è fallita completamente e tra le 30 misure che propongono come Génération Identitaire ci sono il rimpatrio consensuale e la fine del ricongiungimento familiare: “Dobbiamo semplicemente ammettere che non funziona. Inutile insistere. Dobbiamo tornare al semplice buon senso dell’ognuno a casa sua”.
Uno dei motivi di orgoglio del gruppo che gestisce la Traboule è la palestra: l’hanno chiamata Agogé, dal nome dell’educazione collettiva dell’antica Sparta e l’hanno inaugurata solo tre settimane fa. Il volantino dice: “Struttura riservata ai patrioti”. “I corsi già pieni sono quelli di autodifesa per le ragazze”, conclude Cattin. “Questo è il mondo reale, che ai politici piaccia o no, e i giovani che ne sono consapevoli vengono a cercarci e votano Front National”.