Chi chiede di aderire non può ottenere il rinnovo del Documento unico di regolarità contributiva fino al pagamento della prima rata, previsto per luglio. Di conseguenza non avrà i requisiti per partecipare alle gare della pubblica amministrazione. Secondo il Consiglio nazionale, molte imprese opteranno quindi per la normale rateazione, che però è meno conveniente e fa sì che lo Stato incassi in un tempo molto più lungo
C’è un buco nel decreto sulla rottamazione delle cartelle esattoriali prevista dal decreto fiscale collegato all’ultima legge di Bilancio, da cui il governo conta di ricavare oltre 2 miliardi di euro di coperture per la manovra. Le imprese che chiedono di aderire dovranno aspettare fino a luglio, quando è previsto il pagamento della prima rata, per ottenere da Inps e Inail il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) che è indispensabile per partecipare a gare e appalti banditi dalla pubblica amministrazione. Di conseguenza molte saranno indotte a rinunciare, preferendo la normale rateazione. Che però per l’impresa è meno conveniente e per lo Stato comporta che gli incassi saranno spalmati su un tempo ben più lungo, visto che si possono chiedere fino a 120 rate. L’avvertimento arriva dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, che ha inviato una lettera a Inps ed Equitalia.
“Per un mancato raccordo fra la normativa fiscale e quella previdenziale, le aziende che hanno debiti previdenziali anche di modesta entità – si legge in una nota dei professionisti – potrebbero decidere di non aderire alla sanatoria. Questo perché l’adesione alla rottamazione ad oggi blocca il rilascio alle imprese del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) da parte dell’Inps e dell’Inail e di conseguenza rende impossibile partecipare agli appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi”. Di conseguenza le imprese che non hanno in essere una rateizzazione con Equitalia e richiedono la rottamazione, in attesa di ricevere il via libera per il nuovo piano di rateazione, si vedranno decadere il rinnovo del Durc“.
“Questo intreccio provocherà la paradossale situazione, per coloro che accederanno alla rottamazione dei ruoli, di risultare non in linea con i pagamenti presso il concessionario”. Così, “chi avrà urgenza di chiudere contratti con la pubblica amministrazione troverà la rateazione più conveniente in termini di tempo, nonostante questa soluzione si presenti come la più onerosa“. “L’Inps e l’Inail, in realtà, potrebbero aggiornare le loro procedure informatiche – continua il comunicato – per far equivalere l’accettazione dell’istanza di rottamazione da parte di Equitalia come un primo pagamento. In questo modo, si risparmierebbero almeno due mesi, poiché la risposta di Equitalia all’istanza deve arrivare entro maggio“. Per questo il Consiglio ha inviato “una lettera all’amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, e al direttore generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, chiedendo di anticipare l’effetto della sanatoria.
“Un’altra interessante questione ancora aperta – continua il vicepresidente Vincenzo Silvestri – è la definizione degli ‘interessi‘ che devono essere corrisposti, in caso di debito contributivo con Inps e Inail, assieme al capitale al fine di legittimare la rottamazione. Le sanzioni previdenziali, si ricorda, hanno natura di risarcimento civilistico, con distinzione a seconda se si tratti di omissione o evasione. Da qui l’auspicio di definire la questione in tempi rapidi per consentire all’agente della riscossione di avere tutti gli elementi utili per calcolare il quantum realmente dovuto”.