E’ il frutto della guerra a bassa intensità tra Paolo Gentiloni e Maria Elena Boschi la nomina a capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi (Dagl) di Palazzo Chigi di Roberto Cerreto, brillante funzionario parlamentare quarantenne, ex capo di gabinetto della Boschi al ministero delle Riforme. La sottosegretaria alla presidenza, in realtà, in quella posizione voleva piazzare Cristiano Ceresani, genero di Ciriaco De Mita e collaboratore di Gaetano Quagliariello, ma soprattutto ex capo del legislativo alle Riforme, in pratica il suo braccio destro al ministero. Così, per settimane è andato in scena un lungo braccio di ferro che aveva portato allo stallo. Alla fine dall’impasse si è usciti con un suggerimento giunto dalla presidenza della Repubblica, cui Gentiloni aveva chiesto consiglio. Così dal cilindro del Quirinale è uscito il nome di Cerreto, che vanta ottimi rapporti con Bernardo Mattarella (giurista, figlio di Sergio) e con il potente segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti. Oltretutto i suoi trascorsi da collaboratore della Boschi hanno fatto sì che anche Maria Elena non potesse opporsi alla nomina, nonostante la sua preferenza per Ceresani.
Il posto al Dagl era stato lasciato libero da Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze, che Renzi aveva voluto con sé durante il suo esecutivo. Manzione era poi stata nominata dallo stesso ex premier al Consiglio di Stato (nomina tra l’altro contestata per mancanza di requisiti necessari), per cui il suo trasloco era nell’aria. Boschi e Manzione non si sono mai prese e, nei due anni del governo Renzi, tra le due è andata avanti una micidiale guerra fredda. Con le dimissioni del rottamatore e l’arrivo di Gentiloni, la posizione della Manzione si è parecchio indebolita: la dirigente ha provato a fare sponda con il nuovo premier per restare ancora un po’ al Dagl e ritardare la partenza per il Consiglio di Stato, ma alla fine ha prevalso la Boschi e Manzione è stata costretta a levare le tende. Da qui il braccio di ferro sulla nomina, che ha visto Gentiloni avere la meglio su Maria Elena. La quale, però, ha preteso che Paolo Aquilanti restasse al suo posto di segretario generale: anch’egli, infatti, era stato nominato consigliere di Stato e avrebbe dovuto seguire la stessa sorte della Manzione. Lui è rimasto a Palazzo Chigi, lei no.
Quella tra Boschi e Gentiloni, si diceva, è una guerra a bassa intensità. Per stemperare il potere dell’ex ministra, il premier (che ha subìto la sua nomina così come quella di Luca Lotti al ministero dello Sport) prima l’ha affiancata con una nutrita schiera di sottosegretari alla presidenza (Sandro Gozi, Luciano Pizzetti, Gianclaudio Bressa, Angelo Rughetti e Maria Teresa Amici), poi ha nominato un suo fedelissimo, Nino Rizzo Nervo, come vice segretario generale della Presidenza del Consiglio, ovvero numero due di Aquilanti.
Nella scacchiera del potere, altre due figure sono date molto vicine alla Boschi: l’avvocato dello Stato e consigliere del gestore dei servizi energetici, Carlo Sica, e il consigliere di Stato ed ex commissario dell’autorità dell’energia, Luigi Carbone.
Ma su Maria Elena c’è anche altro da dire. Pur restando fedele a Renzi, l’ex ministra sta cercando di togliersi di dosso il marchio del giglio magico, di allargare i suoi orizzonti e le sue frequentazioni. Così, mentre gli altri, da Lotti a Bonifazi, tutti i week end tornano in quel di Firenze, Maria Elena si ferma sempre più spesso a Roma. Dove, a farle da anfitrione nel bel mondo romano e ad aprirle le porte che contano, è l’avvocato e giurista Andrea Zoppini, titolare dell’omonimo studio, una cattedra a Roma Tre ed ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Monti. Carica da cui si era dimesso, nel maggio 2012, dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia per frode fiscale e dichiarazione fraudolenta, indagine poi archiviata. Con un passato da consigliere giuridico di Palazzo Chigi e da consulente per il ministero dell’Economia e Banca d’Italia, Zoppini vanta un ottimo rapporto con Giulio Napolitano, con cui ha scritto anche un libro edito dal Mulino, Le autorità ai tempi della crisi. Un nome con molte entrature nella Roma che conta a cui Maria Elena può affidarsi per sprovincializzarsi e fare conoscenze che, in futuro, potrebbero risultarle utili, anche al di fuori della politica in senso stretto.