Per il tribunale civile di Milano Giuseppe Sala, attuale sindaco della città, era candidabile ed eleggibile. Lo ha deciso la I civile presieduta da Paola Gandolfi che, con due provvedimenti depositati oggi, ha respinto i ricorsi presentati da alcuni cittadini i quali sono stati condannati a risarcire anche le spese di lite sostenute dallo stesso Sala e dal Comune di Milano.
Uno dei ricorsi era stato presentato da un cittadino che si era preso la briga di leggersi il Tuel, che sarebbe il Testo unico sugli enti locali, convincendosi che Sala non poteva aspirare alla poltrona di Palazzo Marino in virtù dell’articolo 60 ovvero perché rimasto commissario di Expo anche dopo la sua candidatura a primo cittadino del capoluogo lombardo. Il ricorso, presentato da Giorgio Giovanni Conte, sosteneva la mancanza di idoneità di Sala a candidarsi poiché il suo incarico di commissario unico di Expo 2015 non era “tempestivamente ed effettivamente cessato“, non è stato accolto in quanto i giudici, hanno ritenuto “del tutto valida ed effettiva la dimissione della carica avvenuta con atto del 15 gennaio 2016” e cioè “ben prima della presentazione della candidatura”. “Va quindi esclusa “la sussistenza di una ineleggibilità di Sala ricollegabile alla sua carica di commissario straordinario”. L’altro ricorso era stato presentato da quattro simpatizzanti del Movimento Cinque Stelle, due dei quali candidati alle elezioni comunali dell’anno scorso. Per i giudici il ricorso degli attivisti M5S, è “inammissibile per carenza di legittimazione attiva” in quanto i quattro non hanno documentato la loro “qualifica di elettori del Comune di Milano”, si legge nell’ordinanza.
Prima delle elezioni comunali fu il Tar a giudicare la questione: stabilì che doveva essere il Tribunale ordinario a pronunciarsi sulla ineleggibilità – e non sulla incandidabilità – di Sala, e soltanto dopo che fosse stato eventualmente proclamato sindaco.