Il presidente del Comitato Mafia e Sport della Commissione Antimafia ha parlato al termine dell’audizione dei pm di Torino sull'inchiesta Alto Piemonte. Nell’avviso di chiusura dell’indagine il club della famiglia Agnelli non figura né come “parte offesa” né come responsabile
L’inchiesta è chiusa, ma il caso biglietti che ha sfiorato la Juventus rimane aperto. “Secondo la procura di Torino la società non è parte lesa, ma neanche concorre nel reato: dunque, c’è una grande zona grigia che è esattamente il terreno su cui la Commissione ha il dovere di investigare anche per proporre poi soluzioni normative”, ha spiegato Marco Di Lello, presidente del Comitato Mafia e Sport della Commissione Antimafia, al termine dell’audizione dei pm di Torino sull’inchiesta Alto Piemonte. Sulla Juventus “torneremo, è evidente – ha aggiunto – valuteremo se ascoltare i dirigenti“.
In Commissione Antimafia è andato in scena un nuovo capitolo della vicenda che riguarda l’inchiesta sugli affari della ‘ndrangheta nel nord Italia. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Torino una cellula della cosca Pesce-Bellocco nell’Alto Piemonte ha creato un gruppo di ultras della Juventus in modo da stringere contatti con funzionari e manager della società, ottenere biglietti da rivendere a prezzo maggiorato e proporre il figlio di un ‘compare’ al settore giovanile. Il comitato Mafia e manifestazioni sportive ha ascoltato a Palazzo San Macuto in una seduta secretata i sostituti procuratori di Torino Monica Abbatecola e Paolo Toso, che hanno già rinviato a giudizio 23 persone: il via al processo scatterà il 23 marzo.
“La valutazione” che fanno i pm, ha spiegato Di Lello, “è che per portare avanti una accusa in sede processuale occorrono elementi che non hanno ravvisato nei casi in questione. È una valutazione che rispettiamo. C’è la piena consapevolezza da parte dei dirigenti della Juve e nessun pregiudizio, nessuno svantaggio: i biglietti li vendevano. Conoscere queste modalità di gestione ha suscitato qualche perplessità all’interno del Comitato”. Sulla questione “ritorneremo – ha proseguito – e valuteremo se è il caso di invitare i dirigenti della Juventus: c’è già chi me lo ha chiesto, anche in sede di ufficio di presidenza della Commissione”.
“Considero la Juventus patrimonio nazionale – ha concluso Di Lello – anche per questo vogliamo evitare strumentalizzazioni e polemiche. Abbiamo il dovere di fare sì che quella zona opaca si rimpicciolisca e diventi il più bianco possibile. Facendo una battuta: bianco o nero, ma non grigio”. All’interno del Comitato Mafia e Sport c’è anche chi, come il senatore Pd Giuseppe Lumia, fa un appello diretto al club: “Al di là delle responsabilità penali, rimane quella morale e gestionale che le società italiane devono affrontare nel rapporto con gli ultras e con le possibili infiltrazioni mafiose ed eversive. La Juve è una grande società, deve dare lo stesso esempio nel colpire queste presenze attraverso, ad esempio, la costituzione di parte civile”.