“Nella vita tutto è possibile. Bisogna essere però determinati, avere costanza, spirito d’innovazione”. Sara e Giulia Livoni, sorelle col sangue friulano nelle vene, a Trivignano, 1.600 anime tra le montagne Carniche in provincia di Udine, hanno deciso di lavorare a contatto con la natura. Portano avanti Li.Re.Ste, l’allevamento di famiglia. Per loro la sveglia suona ogni giorno alle sei in punto, senza distinzioni tra Natale, Pasqua o Capodanno. Sara, 28 anni, avrà presto un bambino, ma questo non le impedisce di continuare a lavorare: ogni giorno si occupa insieme a sua madre della mungitura di 85 vacche in lattazione, tutte di pezzata rossa italiana (razza ‘Friulana’).
Giulia, 22 anni, porta il latte alla latteria Turnaria, una delle poche realtà tradizionali rimaste in Friuli. Qui il prodotto crudo viene trasformato in formaggi, pasta molle, speziati, yogurt e burro. Il restante 60% della produzione viene conferito al Consorzio Agrario, per una filiera agroalimentare al 100% friulana. Finito con la mungitura bisogna poi occuparsi dei vitelli, dando loro il latte, il fieno e l’acqua. La mamma aiuta le ragazze con la parte burocratica e le vendite nello spaccio aziendale: il papà si prende cura della mandria e della preparazione dei campi. “Fin da bambine abbiamo seguito i nostri genitori in stalla, aiutandoli come potevamo nello svolgimento di piccole mansioni – raccontano Sara e Giulia – Siamo la terza generazione che porta avanti l’azienda di famiglia: siamo fiere di poter dire che non cambieremmo il nostro lavoro con nessun altro al mondo”.
“Fin da bambine abbiamo seguito i nostri genitori in stalla, aiutandoli come potevamo nello svolgimento di piccole mansioni”
Il momento più difficile è stato il crollo del prezzo del latte, che ha costretto a chiudere decine di imprese vicine. Sara e Giulia, però, non hanno mollato: “Ci siamo chieste: ma chi ce lo fa fare?”, ricordano. Invece, proprio da quel momento, è arrivata la svolta: “Abbiamo deciso di puntare sulla qualità italiana, vendendo prodotti al 100 % friulani, a chilometro zero”. Grazie al loro punto vendita, così, vogliono mantenere vivi i sapori di una volta, “quelli che da secoli si tramandano da padre in figlio”. In più, le sorelle Livoni stanno aspettando il via libera per costruire un paddock, uno spazio per permettere agli animali di scorrazzare e vivere liberamente: “Migliorando il benessere animale migliorano anche le prestazioni produttive”, spiegano. I tempi, però, sono quelli che sono. “Siamo in Italia: per ottenere un permesso di costruzione ci vogliono mesi, se sei fortunato”, ribattono.
Giulia ha intrapreso il lavoro nell’azienda di famiglia dopo aver lasciato la scuola: “Non ho mai avuto un buon rapporto con lo studio”, racconta. Negli anni, però, ha fatto un’esperienza all’estero, in Australia, dove ha conosciuto realtà di aziende zootecniche totalmente diverse da quelle italiane. Insomma, niente rimpianti: “Ho sempre voluto fare la contadina e vado fiera del mio percorso”. Sara, diploma in perito agrario, è entrata fin da subito in azienda: “Non importa se non sono dottoressa e se non conosco bene l’inglese – aggiunge –. Qui ci vuole testa, ma prevale l’olio di gomito!”, sorride. “Siamo donne tuttofare, quando c’è da arare o falciare non ci tiriamo mai indietro”.
“Siamo donne tuttofare, quando c’è da arare o falciare non ci tiriamo mai indietro”
Un consiglio da dare ai giovani? Capire ciò che davvero si desidera. Ed essere intraprendenti. “Avere un allevamento significa sacrificio: non sai mai a che ora finisci di lavorare, sei costretto a disdire gli impegni presi. Il nostro lavoro – insomma – è vivere alla giornata, senza programmare”. Sperimentare, poi: le sorelle Livoni vendono i prodotti grazie ad un’aggiornatissima pagina Facebook, curata prevalentemente da Giulia, che permette di mantenere vivo il contatto con i clienti: “Grazie ai social promuoviamo la nostra azienda e anche le vendite sono incrementate”.
Il futuro? “La risposta è nella valorizzazione dei prodotti tradizionali – conclude Sara –. Non abbiamo mai pensato di vendere all’estero. In Italia il settore agricolo vanta imprese, prodotti e marchi che fanno invidia al resto del mondo. Vorrebbero copiarci, ci copiano, ma non riusciranno mai a strapparci le ricette dei nostri nonni”.