I Boy Scout of America accoglieranno anche i ragazzi transgender. Un fatto epocale: appena un anno fa la mastodontica associazione a stelle e strisce, che conta decine di milioni di iscritti, aveva espulso un bambino di otto anni “colpevole” solo di essere transessuale. I nuovi futuri scout d’Oltreoceano saranno invece cooptati sulla scorta del sesso indicato al momento dell’iscrizione, e non più di quello stampato sulla carta di identità. Una rivoluzione copernicana. “Per oltre un secolo i Boy Scout of America, come le scuole e le altre organizzazioni giovanili, si sono affidati alle informazioni contenute nel certificato di nascita per determinare l’idoneità ai programmi maschili o femminili” sostiene oggi l’organizzazione – Questo approccio, però, non è più sufficiente con le leggi degli Stati che interpretano l’identità di genere in modo differente”.
Si amplia così il profondo cambiamento già intrapreso su scala federale a tutela della comunità Lgbt, che riesce a penetrare anche uno degli ambienti più tradizionalisti: lo scoutismo americano. Immediate le reazioni stizzite nel partito conservatore: “Avete tradito i vostri valori” l’accusa mossa all’universo dei lupetti e degli esploratori. E persino Trump assicura che non cancellerà le riforme di Obama in tema di diritti e contro le discriminazioni di gender. E in Italia? Nella principale sigla scoutistica tricolore, l’Agesci, di matrice cattolica, con 182mila associati, l’apertura ai transgender è implicitamente già in atto. Tra l’altro, nel 2014 è stata firmata (ma non adottata ufficialmente dall’organizzazione) su impulso degli iscritti dai 16 ai 21 anni la “Carta del coraggio”, progressista sul versante sessuale.
“Allarghiamo i nostri orizzonti affinché tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità, senza sentirsi emarginati” fu la richiesta avanzata allora dagli scout cattolici più giovani, in discontinuità con la generazione senior. “Per l’Agesci l’accoglienza è un valore. Si cerca di sostenere i bambini e i ragazzi tutti i giorni nel loro percorso di crescita, senza distinzione alcuna, in un’attenta e continua azione educativa. È dal 1974 che accogliamo tutti i ragazzi che nostro Signore ci affida – spiegano al Fatto.it i presidenti nazionali dell’Agesci Marilina Laforgia e Matteo Spanò, con una nota congiunta – Puntiamo a formare buoni cittadini a prescindere dal loro orientamento sessuale, e il nostro riferimento educativo è il nostro Patto associativo, il legame che esprime le scelte fatte dai capi e dagli assistenti ecclesiastici dell’associazione, l’identità, l’impegno e le speranze che tutti condividono. È rivolto anche alle famiglie dei ragazzi e a tutti coloro che sono interessati all’educazione”.
Si mostra aperta alla svolta pro-transgender anche un’associazione laica, indipendente e pluriconfessionale come Assiscout: “I Boy Scout d’America vanno in una direzione corretta – ci dicono – Lo scoutismo è la casa di tutti, senza discriminazioni di alcun genere. Sostenere l’impossibilità pratica di una tale scelta è una scusa dettata dal poco coraggio. Se mai dovesse capitare nella nostra associazione una simile eventualità, saremo pronti. Il ruolo dello scoutismo oggi è lo stesso delle origini: formare dei buoni cittadini del mondo”. Sulla stessa linea pure la Cngei (Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani), la più antica associazione scout italiana, fondata nel 1913: “Abbiamo da molti anni una posizione precisa di apertura a chiunque, senza alcun tipo di discriminazione – ci dicono dall’ufficio stampa -. La nostra identità associativa è ben definita nel nostro documento, la “Carta d’Identità del Cngei” (dove si legge, tra le altre cose, “La Cngei educa all’accoglienza della diversità, favorendo la lotta contro i luoghi comuni e gli stereotipi, incentivando il dialogo e l’interiorizzazione di valori”).