Sciupafemmine, gay, bisex, della sessualità di Keanu Reeves si è detto tutto e il contrario di tutto, senza mai avere conferme di nulla, se non della tragica fine della fidanzata Jennifer Syme nel 2001 in un incidente d’auto dopo che nel 1999 i due avevano perso la figlia pochi giorni dopo il parto. Dislessico, ottimo francese all’occorrenza per recitare, Reeves ha la sua stella nella Walk of fame di Hollywood
Pillola azzurra o pillola rossa? Cosa abbia ingurgitato Neo in Matrix lo sappiamo benissimo. Cosa abbia mandato giù Keanu Reeves per la comparsata da “ospite internazionale” con intervista di Carlo Conti a Sanremo 2017 non è dato sapere. I maligni propendono per la pillola azzurra. Certo è che il protagonista della saga dei fratelli, pardon sorelle, Wachowski, non è più quella star hollywoodiana sulla cresta dell’onda come fu nello psichedelico decennio degli anni novanta quando l’allora trentenne ragazzotto nato a Beirut in Libano il 2 settembre del 1964 diventò icona internazionale dell’action movie.
Probabilmente nessuno se lo ricorda ma Reeves oltre all’insana passione per il teatro (nemmeno tredicenne era già un discreto Mercuzio sul palcoscenico della scuola), agli spot Coca Cola da adolescente, e persino a parecchie comparsate alla tv canadese, diventa celebre a 25 anni suonati con un teen movie intitolato Bill & Ted Excellent Adventure (1989) dove, con i capelli nerissimi tipo paggio, interpreta lo studente scansafatiche che con l’amicone diventa protagonista di continui viaggi nel tempo. Giusto una sfoltitura alla zazzera ed ecco lo Johnny Utah di Point Break (1991) in sanissima concorrenza con l’altro sex symbol del film, Patrick Swayze/Bodhi. Poi grazie alla versatilità e ad una sorta di ambigua faccia da bravo ragazzo diventa nel 1992 sia il Jonathan Harker nel Dracula di Francis Ford Coppola, sia il Favor Scott nello shakespeariano Belli e Dannati di Gus Van Sant. Immediatamente dopo è il turno di Siddartha ne Il piccolo Buddha di Bertolucci, ma è nel 1994 che fa il botto interpretando l’agente Jack Traven in Speed, thriller adrenalinico senza un attimo di respiro che porta a casa oltre 350 milioni di dollari. È la consacrazione di un viso pulito e di un performer audace che ipnotizza e seduce, coinvolge e affascina. Nulla di trascendente, ma sempre uno sguardo ammaliante per un pubblico femminile che paga volentieri il biglietto come ad esempio con Il profumo del mosto selvatico dove la neostar tra un acino d’uva e l’altro incontra un mostro sacro come Anthony Quinn. Reeves allora si accoda a Charlize Theron e Al Pacino quando nel 1997 è l’avvocatuccio di provincia alla corte del diabolico avvocatone della metropoli. Fuoco e fiamme dall’inferno professionale legale per oltre a 152 milioni di dollari d’incassi che rendono Keanu attore affidabile e pronto per il grande salto. Giusto qualche mese e inizia la trilogia della vita. Tra il 1999 e il 2003 Matrix, Matrix Reloaded e Matrix Revolution diventano cult assoluti di un nuovo modo di concepire tecnicamente e filosoficamente il cinema. Reeves è il perno centrale del film, doppio semplicistico e buono, esperto di software di giorno e hacker di notte, eroe che come al solito si getta indifferente, curioso e spregiudicato dentro al gorgo malefico dell’ostacolo da superare. Matrix batte parecchi record, soprattutto nei primi due episodi della saga che veleggiano il primo sui 500 milioni di dollari al box office, il secondo sui 750 milioni.
E qui viene il bello. Reeves non ha nemmeno 40 anni ed è già giunto all’apice della carriera. Ed è talmente sazio che quasi si riposa. In questo periodo si concede commedie leggere come Something’s gotta give con Jack Nicholson – successone Warner -, e melò intimisti come La casa sul lago del tempo con Sandra Bullock – altro successo al botteghino inatteso. Il Reeves più classico da action movie lo ritroviamo invece in Constantine (2005), dove è un investigatore inventato sulle tavole DC Comics, e nel 2014 quando esce John Wick, è quasi più la sua assenza o il “che fine ha fatto Keanu Reeves” a tenere banco tra gli spettatori. La pausa giova in sfumature di recitazione e trasformazione corporea. Keanu è sì ancora il “buono” dalla faccia pulita, ma quando in John Wick i cattivi gli uccidono il cucciolo di beagle lasciatogli in dono dalla moglie morta ecco che si scatena in lui la doppiezza del criminale senza scrupoli che era (modello Cronenberg in History of Violence). Su questa falsariga del Reeves maturo e qualche volta persino grassottello lo vediamo nel terribile Knock Knock, guru in The bad batch, e pure nel sanguinolento The Neon Demon.
Sciupafemmine, gay, bisex, della sessualità di Keanu Reeves si è detto tutto e il contrario di tutto, senza mai avere conferme di nulla, se non della tragica fine della fidanzata Jennifer Syme nel 2001 in un incidente d’auto dopo che nel 1999 i due avevano perso la figlia pochi giorni dopo il parto. Dislessico, ottimo francese all’occorrenza per recitare, Reeves ha la sua stella nella Walk of fame di Hollywood in attesa di John Wick 2 (che uscirà nel 2017) e addirittura del terzo episodio della neo saga di cui si parla incessantemente in queste settimane.