L'ex segretario vuole chiarezza sulle intenzioni del leader. Sulla legge elettorale rilancia la proposta M5s: "Togliere i capilista bloccati". Intanto 40 senatori "giurano fedeltà" all'esecutivo: "E' nella pienezza dei suoi poteri, andare avanti"
Da qui a giugno la legge elettorale, a giugno il congresso del Pd, elezioni nel 2018. E nel frattempo il governo governa. A segnare il percorso da qui alla fine della legislatura è Pierluigi Bersani, ex segretario del Pd e tra i leader della minoranza del partito. “E’ ora che tutti, dico tutti, dicano parole chiare” dice Bersani che invita il vertice del Partito Democratico – in sostanza Matteo Renzi – a fare chiarezza sulle tappe “altrimenti, se non rimettiamo i piedi a terra, i cittadini non capiscono e andiamo nei guai non solo politici ma anche economici e sociali”. Di tutto questo “io voglio sapere che ne pensa Renzi e che ne pensa Franceschini – dice Bersani – Dalla data del voto tutto discende”. C’è un asse Orlando-Franceschini? Bersani si irrita: “Queste sono tutte p… politico-giornalistiche che scaturiscono quando non si risponde alla domanda principale. Ma io voglio essere un politico che ancora cammina per strada, mica sta a fare ‘sti discorsi”. “Il Paese – incalza – ha un sacco di problemi e prima di tutto chiedo al governo di togliere i voucher”,
Quanto alla legge elettorale, per Bersani vanno tolti i capilista bloccati a ciò che resta dell’Italicum, che peraltro è la proposta che fa anche il Movimento Cinque Stelle. Sostiene Bersani che sulla riforma elettorale vuole “un equilibrio tra rappresentanza e governabilità”. “Chi non capisce che i capilista bloccati vanno tolti – sottolinea – rinuncia al rapporto tra cittadini e politica. Altro che estenderli al Senato, che si produrrebbe il 70 per cento di nominati“. E su maggiori chance di vittoria alle politiche nel 2018, Bersani risponde: “Il problema non è questo, o si parte dal paese o non esiste il destino del Pd a prescindere dal paese, rimettiamo i piedi a terra e raddrizziamo la barca se no andiamo nei guai seri…”.
In modo meno netto, ma comunque chiaro oggi 40 senatori del Pd hanno firmato un documento con cui rinnovano – esplicitamente – il sostegno al governo Gentiloni, contribuendo al lavoro dell’esecutivo “nella pienezza dei suoi poteri”. Le altre missioni, secondo il documento, sono “rimettere in piedi il Pd, lavorare a una legge elettorale omogenea per Camera e Senato”. Andare al voto, concludono, “una volta realizzati questi obiettivi, dando così un senso ai mesi che restano della legislatura”. A sottoscrivere il testo sono senatori di varie correnti, anche se in maggioranza della sinistra Pd: tra i più noti Mario Tronti, Rosaria Capacchione, Vannino Chiti, Monica Cirinnà, Manuela Granaiola, Josefa Idem, Sergio Lo Giudice, Luigi Manconi, Claudio Martini, Laura Puppato, Sergio Zavoli.