Volano ancora gli stracci in casa Parmalat. Dopo che, martedì, il collegio sindacale si è espresso a favore della fattibilità di una richiesta di danni milionaria nei confronti dei soci francesi di Lactalis e dei manager del gruppo di Collecchio in carica nel 2011-2012, ora lo scontro è sul prezzo dell’offerta di acquisto lanciata dai francesi sul 12,26% del capitale che ancora non possiedono per ritirare le azioni dell’azienda da Borsa italiana. Il consiglio di amministrazione di Parmalat ha infatti valutato che il corrispettivo offerto (2,8 euro ad azione) “sia congruo, pur rilevando (…) che lo stesso si pone nella parte inferiore dell’intervallo dei valori indicati nella fairness opinion di Lazard“. Il rappresentante dell’azionista di minoranza Amber, Umberto Mosetti, ha però votato contro.
Poco dopo Sofil, veicolo attraverso cui i francesi controllano Collecchio, ha fatto sapere di aver presentato un esposto a Consob “contestando una pluralità di scorrettezze informative” proprio da parte del fondo Amber, molto attivo anche nel contestare l’acquisto da parte di Parmalat dell’americana Lag, che faceva capo all’azionista di controllo. Per Sofil tali “scorrettezze” sono “suscettibili anche di incidere sull’andamento del titolo e sull’esito” dell’Opa “a discapito di chi rispetta i doveri di corretta informativa nei confronti degli azionisti chiamati a decidere”. Lactalis rileva che il multiplo espresso dal prezzo pagato per l’acquisizione di Lag “è stato contestato con svariate iniziative mediatiche e giudiziarie da Amber, eppure risulta oggi significativamente più basso di quello espresso nel prezzo offerto in Opa (11,4 volte l’Ebitda)”. Questo dimostra, a detta di Sofil, “che il comportamento di Amber è stato a più riprese contraddittorio e strumentale ed è teso a contrastare il successo dell’Offerta, a discapito degli azionisti interessati ad aderire all’Offerta stessa”.
Resta il fatto che, secondo Mosetti, la valutazione di Parmalat da parte di Lactalis “è basata su stime eccessivamente prudenti e non coerenti con l’effettivo andamento della società” mentre “le valutazioni degli advisor” del consiglio di amministrazione (Leonardo & co) e degli amministratori indipendenti (Lazard) “si basano su metodologie non condivisibili (specialmente per quanto riguarda i dati prospettici di andamento utilizzati) che portano ad esprimere un valore fortemente sottostimato“.
Inoltre il giudizio di congruità non “tiene conto in alcun modo degli effetti del contenzioso in essere tra Parmalat e Citigroup“, a cui il gruppo italiano ha chiesto 1,8 miliardi di euro di danni in relazione al crac del 2003 dopo che nel 2015 otto dipendenti della banca americana, a processo per concorso in bancarotta fraudolenta, hanno patteggiato. L’impatto sul valore della società “è potenzialmente molto significativo”, secondo il consigliere delle minoranze. Resta poi il fatto, sottolineano gli indipendenti, che Lactalis non ha previsto meccanismi “per la compartecipazione” degli azionisti che aderissero all’Opa “agli eventuali successivi introiti” derivanti dal contenzioso Citigroup.
Il cda ha spiegato che l’impatto delle controversie non è stato considerato nel valutare la congruità dell’offerta di Lactalis perché “l’alea” non consente di tradurre il possibile esito in una “valutazione numericamente puntuale ai fini del giudizio di congruità” mentre “utilizzare a fini valutativi il petitum” delle cause “sarebbe un esercizio privo di ogni reale valenza“. Insomma, “esiste una potenziale sopravvenienza attiva”, ma “di ammontare incerto”, e rispetto alla quale “non è possibile effettuare alcuna valutazione in ordine ai tempi e al probabile esito della controversia, anche alla luce del complessivo contenzioso in essere con il gruppo Citigroup”, che si è visto riconoscere dalla corte di Appello di Bologna una sentenza Usa che condanna Parmalat al pagamento di 431 milioni di dollari e che, nei desiderata di Citigroup (che Parmalat “contesta in toto”) potrebbe essere soddisfatta con l’assegnazione di un massimo di 347,6 milioni nuove azioni Parmalat, con importanti effetti diluitivi per i soci.