Prima il sequestro giudiziario chiesto dalla procura perché considerata infiltrata da Cosa nostra, ora il commissariamento deciso dalla Banca d’Italia. Succede a Paceco, in provincia di Trapani, dove alla banca di credito cooperativo “Senatore Pietro Grammatico” sono arrivati i commissari inviati da via Nazionale. I precedenti amministratori, come racconta il Giornale di Sicilia, non possono infatti partecipare al procedimento decisionale sull’eventuale confisca delle azioni e del patrimonio dell’istituto, considerato infiltrato dalla mafia. Così a due mesi dall’amministrazione giudiziaria chiesta e ottenuta dalla procura di Palermo, due commissari straordinari e un comitato di sorveglianza si sono sostituiti agli organi societari.
Nel procedimento aperto a Trapani, Bankitalia si è costituita attraverso l’avvocato Massimo Motisi, che, assieme al pm Francesco Gualtieri, ha ottenuto l’estromissione dei rappresentanti degli organi sociali ormai sciolti. Gli amministratori nominati dal tribunale sono invece Andrea Dara e Marco D’Alia. La Bcc Pietro Grammatico è un piccolo istituto che ha fatto la storia nella provincia più occidentale della Sicilia: fondato nel 1915, un secolo dopo gestisce 5 filiali in un’area popolata da quasi trecentomila persone, ha più di 1.500 soci e dà lavoro a 32 dipendenti. Solo che secondo gli investigatori da anni subiva le ingerenze di soggetti legati a Cosa nostra.
Le indagini degli uomini del Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Palermo, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, hanno portato alla contestazione di molteplici violazioni delle norme antiriciclaggio e del mancato rispetto delle raccomandazioni di Bankitalia sulle concessioni di fidi ed extrafidi. Grazie all’utilizzo di un particolare software informatico, battezzato Molecola, gli uomini delle fiamme gialle hanno poi scavato nelle storie di tutte le persone che avevano rapporti con l’istituto di credito. È in questo modo che sono saltati fuori i nomi di 326 soci con precedenti penali: di questi in 11 erano stati segnalati perché avevano rapporti con Cosa nostra. Ma non solo. Perché sull’istituto di credito si allunga anche un’altra inquietante ombra. “Sono emersi anche dei collegamenti con la massoneria, non sappiamo se si tratti anche della massoneria non ufficiale, ma è la prima volta che una banca finisce sotto amministrazione giudiziaria”, ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia che novembre scorso aveva chiesto e ottenuto i sequestro dell’istituto di credito. Ed ecco che adesso arrivano anche i commissari di Bankitalia.