Forse allora non ci siamo capiti! Riguardo al “convegno”/raduno di neofascisti e neonazionalisti organizzato da Forza Nuova, che dovrebbe tenersi a Genova l’11 febbraio e che vedrebbe tra i partecipanti alcuni leader europei dell’ultradestra, ho davvero pochi filosofismi da fare. La misura è colma e le parole si sprecano da davvero troppo tempo. Vero: sono tutti partiti assorbiti dalle varie democrazie europee come dice il post appena pubblicato da ilfattoquotidiano.it di un Utente sostenitore. Sinceramente mi interessa poco. Trovo assurdo anche questo, per quanto mi riguarda. Sono antifascista. E Genova è antifascista. Questo convegno è una provocazione inaccettabile, e qualunque supercazzola volante di chiunque utilizzi strumentalmente e in modo a mio avviso inappropriato il termine “democrazia” per avallare un disegno preciso di sbeffeggiamento della nostra storia, mi scivola via nella lettura senza lasciare traccia, se non la consapevolezza che l’epoca in cui viviamo continua a perseverare nello stesso e drammatico errore: tenere bassa la guardia, e non percepire sulla pelle e nella carne la memoria di ciò che è stato e del sangue versato. Lo stesso errore che ha permesso la legittimazione di tali “partiti” politici.
Ebbene. Sono forze politiche istituzionalizzate, che entrano nei nostri comuni, nelle amministrazioni. Non a Genova. E a Genova i fascisti non li vogliamo! C’è poco da spiegare, da analizzare, da dimostrare con le leggi vigenti, o da motivare attraverso scambi di opinione che oggi trovo personalmente inutili. Eppure sono una a cui piace argomentare, sviscerare, razionalizzare. Lo hanno fatto abbondantemente in molti, in questi giorni, e molto bene. In primis l’Anpi Genova tra tutti, sindacati, e tutte le forze democratiche di questa città. Mi associo a tali dichiarazioni, e le condivido, consapevole e serena nel dire oggi che non è questo il mio compito; non devo convincere nessuno, non devo dare spiegazioni, non voglio razionalizzare. Sono antifascista, e questo mi basta. Questo dovrebbe bastare anche alla nostra democrazia, che oggi invece è costretta a farsi troppe domande, su qualcosa che nemmeno avremmo dovuto considerare in principio. E visto che non sono io ad averlo permesso, oggi il mio dovere di cittadina può “limitarsi” soltanto a gridare il proprio dissenso e il proprio sdegno. Se ce ne fosse bisogno, pronta alla mobilitazione perché unico strumento che ci resta.
Ma di cosa dobbiamo parlare? Certamente l’estrema destra troverà un posto per il suo convegno intitolato “Per l’Europa delle Patrie” (ma fatti conto…). Se sono nella legalità, lo troveranno certamente; discuteranno di “nazionalismo rivoluzionario”, “pace” e “libertà” (Alliance for Peace and Freedom. Non faccio ironia, l’inglese lo conosco a livello scolastico ma sembra che in questo caso mi sia bastato). Credo però che l’azzardo di scegliere Genova per fare squadra (termine non casuale), non li farà passare per povere vittime di un’ingiustizia; qualunque cosa venga scritta o dichiarata riguardo alla libertà di espressione delle idee.
“Dimmi che escludi e ti dirò chi sei”, è uno dei moniti che ho sempre in mente e che don Andrea Gallo mi ha messo tra le mani. Ebbene. Ditemi allora che sono antifascista. Ne sono fiera. Ci sono cose, che non sono razionalizzabili. Ci sono cose che appartengono alle viscere, che derivano da quelle poche radici che restano, quelle poche che ti fanno stare ancora in piedi e che non hai bisogno di dover motivare per sentire di avere ragione, o per scegliere da quale parte stare.
A Genova siamo pronti. In tanti credo. Perché quella Medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza, serve a ricordarci che il nazifascismo, in qualunque sua forma si manifesti, non rappresenta banalmente una opinione politica diversa da altre, ma ciò che abbiamo il dovere di continuare a contrastare.