L’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha disposto l’acquisizione di documenti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, relativi all’assegnazione da parte di Expo2015 di 16 milioni di euro per i servizi telematici e le infrastrutture informatiche per il tribunale di Milano. L’Anac, che ha delegato agli accertamenti il Nucleo anticorruzione della Guardia di finanza, intende verificare la regolarità degli appalti, banditi dal Comune di Milano quando Giuliano Pisapia era sindaco e il suo successore, Giuseppe Sala, al vertice di Expo. L’ipotesi è che gran parte degli appalti siano stati indebitamente assegnati a trattativa diretta, senza gara. Inoltre, molti monitor installati a Palazzo di giustizia sono tutt’ora non utilizzati, oltre un anno dopo la fine dell’Esposizione.
Le segnalazioni, a quanto si apprende, sarebbero arrivate all’Anac dall’ex presidente della Corte d’Appello di Milano Giovanni Canzio, ora Primo presidente della Cassazione, e dall’allora avvocato generale dello Stato, ‘numero due’ della Procura generale milanese, Laura Bertolè Viale, andata in pensione a fine novembre del 2015.
Il caso era stato sollevato dal blog Giustiziami.it e da Il Fatto Quotidiano nel 2014. A quanto era emerso, il caso riguardava finanziamenti relativi all’implementazione del processo civile telematico, al sito del Tribunale, alla cosiddetta ‘consolle’ (strumenti di servizio per il processo civile telematico) dei magistrati e ai monitor. Il piano degli stanziamenti era stato formalizzato con due delibere del Comune di Milano, una del 2010 e l’altra del 2011. Negli articoli si parlava anche del fatto che i lavori per la maggior parte erano stati assegnati con “affidamenti diretti”, ossia senza gara, a una serie di società facendo leva sull’articolo 57 comma 2 del Codice degli Appalti che rende possibile l’affidamento diretto, anche sopra i 40 mila euro di valore, “qualora per ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi, il contratto possa essere affidato unicamente a un operatore economico determinato”.
Gli affidamenti diretti, sempre stando agli articoli del blog, a un certo punto, però, erano stati sospesi e si era passati a gare pubbliche. Giustiziami.it aveva riferito anche di una riunione tra i vertici degli uffici giudiziari milanesi con rappresentanti del Comune di Milano nel corso della quale si sarebbe deciso di sospendere l’affidamento diretto e senza gara degli appalti, dopo che lavori per circa 10 milioni di euro (sui 16 complessivi) erano stati già assegnati in questo modo.
I progetti sarebbero stati affidati, come ha rilevato anche il Garante della concorrenza e del mercato, a una società di Bologna e in parte non sono stati realizzati. L’Anac dovrà ultimare gli accertamenti amministrativi e, in caso ravvisi profili penali, dovrà segnare tutto alla Procura. Troppo presto, però, per dire come si svilupperà la vicenda. “Stiamo aspettando gli esiti dei controlli”, è stato il commento di Cantone.
Intanto emerge che sono circa 170 i monitor acquistati con i fondi governativi per Expo, collocati tre anni fa di fronte a molte aule del Tribunale di Milano e rimasti inutilizzati, ossia funzionanti ma senza indicazioni utili agli utenti della giustizia e la gran parte dei quali recano ancora testi di prova come ‘udienza facile – sistema in fase di test’. Alcuni giorni fa, in Tribunale per testimoniare nel processo a carico di Roberto Maroni, lo stesso Sala, conversando con i cronisti prima dell’udienza, aveva chiesto che cosa fossero quei monitor e cosa volesse dire ‘udienza facile’. Alcuni cronisti hanno risposto che erano monitor comprati con fondi Expo e rimasti inutilizzati. I monitor avrebbero dovuto aiutare gli utenti della giustizia in vista dell’Esposizione Universale, che avrebbe portato un incremento di presenze e lavoro in Tribunale.