Quindici persone. Età media 60 anni almeno. Gli attivisti del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi provano a sfruttare l’onda mediatica del Festival manifestando contro “l’ideologia gender nelle scuole”, “l’utero in affitto che crea orfani” e tutto l’armamentario ormai consueto delle sparute truppe adinolfiane.
Tra cartelli apocalittici e signore attempate che si riparano dal vento gelido che spira in riviera, il più attivo è l’unico giovane del gruppo, calabrese d’origine ma trapiantato al Nord da anni. Cerca di usare un approccio moderato e dialogante, ma la discussione si interrompe su una scoglio insormontabile: “Ma davvero secondo voi discendiamo dalle scimmie?”. Ecco, appunto.
Peraltro Adinolfi ai microfoni della Zanzara aveva già attaccato Sanremo per la presenza di “troppi gay” sul palco. E a gennaio, quando erano stati annunciati Tiziano Ferro e Ricky Martin come ospiti del Festival, aveva detto a Radio Cusano: “Il costo di Sanremo è di 16 milioni di euro, presi dai soldi delle famiglie italiane per pagare Tiziano Ferro e Ricky Martin”. E ancora, giusto per rincarare la dose: “Io il figlio dell’utero in affitto che si compra Tiziano Ferro non lo voglio pagare con il mio canone. Avrà un cachet di 250-300mila euro, esattamente il costo di un utero in affitto in California”.