L’Autorità ha individuato due pratiche commerciali scorrette riguardanti le modalità di pubblicizzazione e gestione di numerose promozioni. L'azienda annuncia di "valutare il ricorso al Tar". Per il presidente del Codacons Rienzi "la multa fa poco più che un solletico" al colosso dell'elettronica
L’Antitrust ha sanzionato Samsung Electronics per 3,1 milioni di euro per operazioni promozionali scorrette. Il procedimento, avviato anche su istanza delle associazioni di consumatori Federconsumatori Palermo e Unione Nazionale Consumatori, si è chiuso il 25 gennaio e riguardava le modalità di pubblicizzazione e gestione delle numerose promozioni caratterizzate dalla promessa di prodotti o rimborsi sul prezzo, nel caso di acquisto dei beni pubblicizzati. Samsung Italia ha annunciato in una nota che “sta valutando di presentare ricorso al Tar“. Si dice insoddisfatto invece il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, secondo il quale la sanzione “fa poco più che un solletico” a un colosso come Samsung.
L’Autorità ha individuato due pratiche commerciali scorrette, sanzionate rispettivamente per 2.125.000 euro e 975.000 euro. La prima è stata ritenuta ingannevole e aggressiva perché, da un lato, i messaggi pubblicitari presentavano “gravi carenze informative sulla natura della promozione, sulle condizioni, limitazioni e modalità da seguire per ottenere il premio o vantaggio promesso”, e dall’altro, perché “le modalità di partecipazione fossero particolarmente gravose“. La nota dell’Antitrust spiega come “nei messaggi promozionali non risultava evidente che l’ottenimento del premio o del rimborso promesso non era immediatamente collegato all’acquisto del prodotto, come indicato nelle pubblicità, ma poteva essere ottenuto solo in un secondo momento”.
Riguardo alle modalità di partecipazione, le procedure adottate erano “tali da ostacolare i consumatori nella richiesta e nell’ottenimento del premio, in quanto erano imposti una serie di adempimenti, talvolta ripetitivi, da effettuare entro un breve termine, cui si aggiungeva, in alcuni casi, la reiterata richiesta di produrre ulteriore documentazione”. L’Autorità ha inoltre accertato una seconda pratica commerciale aggressiva, collegata alla raccolta dei dati personali dei propri clienti per finalità di marketing adottata da Samsung fino al 15 agosto 2016. In particolare, spiega la nota, “una volta proceduto all’acquisto di un prodotto oggetto di promozione, Samsung richiedeva, come condizione obbligatoria per partecipare alla promozione, la registrazione alla piattaforma Samsung People e il consenso all’utilizzo dei suoi dati personali anche per finalità di marketing”.
Dal canto suo, Samsung Electronics Italia annuncia di “contestare integralmente il contenuto del provvedimento dell’Antitrust ed evidenzia di essersi sempre adoperata per una gestione corretta ed efficiente delle proprie iniziative promozionali, al fine di tutelare i propri consumatori”. Lo si legge in una nota della società, in cui fa sapere di valutare il ricorso al Tribunale amministrativo regionale. “Inoltre l’azienda ha sempre veicolato un’informazione pubblicitaria corretta – prosegue il comunicato – adeguata alla tipologia di attività promozionale, ed è sempre alla ricerca di nuove modalità e strumenti innovativi per comunicare in modo efficace e trasparente, a tutto vantaggio dei consumatori, del mercato e dei clienti”.
“Una sanzione da 3 milioni di euro rappresenta, per un colosso come Samsung, poco più che un solletico“, commenta invece Rienzi. “Multe di questo tipo, infatti, non influiscono minimamente su una società con fatturati miliardari – prosegue il presidente del Codacons – e l’importo della sanzione appare irrisorio ancor di più se si considera che, grazie alle pratiche commerciali scorrette messe in atto che hanno colpito una moltitudine di utenti, l’azienda ha incassato cifre infinitamente maggiori”. “Per far valere pienamente i diritti dei consumatori e ottenere una funzione deterrente – conclude Rienzi – le sanzioni dell’Antitrust devono essere ben più pesanti, rivedendo una volta per tutte la normativa in materia, perché i numerosi provvedimenti adottati dimostrano come le pratiche scorrette siano sempre più numerose e non accennino a cessare“.