Il procuratore Eugenio Facciolla ha chiesto al giudice per le indagini preliminari la riesumazione del cadavere del ragazzo morto a 26 anni in circostanze mai chiarite il 18 dicembre 1989 lungo la statale Jonica. Un ennesimo tentativo di scoprire quali mani e menti ci sono dietro quella morte mascherata da suicidio, che arriva dalle consulenze portate alla magistratura dall’avvocato della famiglia, Fabio Anselmo
C’è un modo per smascherare tutti gli insabbiamenti e i depistaggi maturati in quasi trent’anni di omertà sulla morte di Donato ‘Denis’ Bergamini. Un modo che ha convinto la procura di Castrovillari, in provincia di Cosenza, a riaprire un’altra volta l’inchiesta sul calciatore morto a 26 anni in circostanze mai chiarite il 18 dicembre 1989 lungo la statale Jonica.
Il procuratore Eugenio Facciolla ha chiesto al giudice per le indagini preliminari la riesumazione del cadavere dell’ex calciatore del Cosenza. Un ennesimo tentativo di scoprire quali mani e menti ci sono dietro quella morte mascherata da suicidio, che arriva dalle consulenze portate alla magistratura dall’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo.
Pagine, quelle che nascono dalle indagini difensive, che cozzano con gli indizi raccolti fino a oggi. E che hanno portato solo sui binari morti dell’archiviazione. Così finì il processo per omicidio colposo a carico di Raffaele Pisano, l’autista del veicolo ritenuto morto per vent’anni e poi miracolosamente “resuscitato” (viveva tranquillo nella sua abitazione di Rosarno). Così finì il secondo processo, a carico della fidanzata di allora (e unica testimone del presunto suicidio) Isabella Internò, indagata per omicidio volontario, insieme allo stesso Pisano, sospettato invece favoreggiamento.
Secondo il nuovo materiale finito sulla scrivania del pm Facciolla è possibile accertare l’epoca della morte, anche a distanza di 28 anni, “tracciando” temporalmente le ferite sul corpo di Denis. Lo sostengono i medici legali Vittorio Fineschi dell’università La Sapienza e Margherita Neri di Ferrara. In questo modo si capirebbe se le lesioni mortali sono precedenti o successive all’investimento del camion.
Nel primo caso cadrebbe la versione dell’ex fidanzata, già resa traballante da più di un particolare. Possibile che il corpo di Denis sia stato trascinato per 60 metri in un giorno di pioggia e fango quando gli inquirenti troveranno le scarpe pulite, e catenina, vestiti e orologio intatti? Una prima risposta, evidentemente non sufficiente a evitare l’archiviazione, l’avevano già fornita i Ris dei carabinieri ma soprattutto e l’anatomo-patologo torinese, Roberto Testi, secondo i quali Bergamini era già morto quando venne messo sotto le ruote del tir.
Una seconda, magari definitiva risposta, è affidata alle nuove carte dell’avvocato Anselmo, che si dichiara “molto soddisfatto; adesso vedremo cosa accadrà”. “Il mio avvocato aveva capito subito che il tema principale fosse quello medico legale – aggiunge Donata Bergamini, sorella di Denis -. Su questo ha convinto la procura. Ora è determinate chi sarà scelto a fare queste indagini. Auspico che non sia colui che ha fatto la prima autopsia”.