Società

La stanchezza di lottare si misura dalla forza che si trova per reagire

La stanchezza di lottare si misura attraverso la forza che si trova per reagire. Non è vero che, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Il più delle volte i duri sono in campo già da un po’ ed è, per questo, che la partita è diventata sempre più difficile: non si sono arresi.

Ci sono momenti nella vita, e non sono pochi, in cui sembra di non farcela. Impegnati su più fronti, si hanno aspettative diverse, rispetto ai risultati che si ottengono, oppure si desidera raggiungere obiettivi con quella semplicità spesso negata, a causa di chissà quale peccato originale.

La felicità, spacciata come uno stato da raggiungere, in realtà è solo una serie di intervalli, durante i quali le cose vanno meglio rispetto al resto del tempo. No, non è una visione pessimistica: la tempra e la soddisfazione di una persona si misurano dalle avversità che è in grado di affrontare. Se proprio dovessi trovare un concetto che esprima bene cosa sia davvero la felicità, affermerei che essa sta nell’essere soddisfatti di se stessi, nonostante tutto. E’ il nostro approccio al mondo, e non il mondo in sé, a dire di noi e a qualificarci, darci qualità.

Non credo al diritto alla felicità, ma al diritto di essere anche infelici, senza che questo debba costituire una minaccia per la propria autostima. Rilassiamoci e smettiamo di inseguire il paradiso. Ammesso che esista, è parere unanime che si trovi in cielo. Noi teniamo i piedi ben piantati in terra, per ora.

Scopo della psicoterapia non è il superamento dei problemi, bensì la loro consapevolizzazione e la migliore gestione che potrebbe seguirne. La psicoterapia non necessariamente rende diversi, ma sicuramente, poiché non si può cambiare quello che non si conosce, essa aiuta a relazionarsi con se stessi in modalità più profonde.

Con la vita si lotta ad armi impari: è in giro da molto più tempo di noi. Si parla  dei tempi frenetici che corrono, senza rendersi conto che, a essere frenetici, sono ormai solo gli esseri umani che addossano, al tempo, responsabilità non sue. Si cerca un equilibrio in una vita che statica non lo è mai.

Il concetto di benessere viene semplificato ed equiparato alla possibilità di avere le app aggiornate o di essere sempre in connessione con il mondo, a scapito della presenza reale di coloro che abbiamo intorno. Un benessere alla portata di tutti che trova l’opposizione di pochi che non si adattano. Oggi un disadattato è solo colui che dice no a tutto questo, una persona sana in un mondo non sano .

Un pensiero, mentre scrivo questo, va a Michele, il trentenne che si è suicidato, lasciando un’intensa lettera ai propri genitori. In quel testo sta tutta la lucida testimonianza di una società che non va. Un uomo che ha rivendicato l’utilità e la dignità della propria vita attraverso il gesto più estremo e lo ha fatto scegliendolo, facendone un’analisi e scrollandosi di dosso ogni possibile dubbio. “Siete voi che non funzionate a dovere, non io” è stato il suo messaggio.

I processi di scelta sono diventati più laboriosi del passato, le opzioni sono aumentate, ma quello che cerchiamo, in termini di contenuti e vissuti, non è cambiato. Ci mettiamo di più per ottenere, in fondo, le stesse cose. Perdiamo spontaneità, guadagniamo connessione virtuale, simuliamo condivisione reale.

La filosofia è nata da domande quali: “Chi sono?”, “da dove vengo?”, “dove vado?”. La psicologia ha preso avvio da domande più complesse: ”Perché sono così?” “come hanno influito le mie origini su di me?”, “cosa posso fare per cambiare?”. La tecnologia, facendosi beffe della filosofia e strumentalizzando la psicologia, ha smesso di fare domande e genera solo risposte a bisogni superficiali.

Vignetta di Pietro Vanessi