Musica, innovazione e cinema. Anche se per chi scrive se c’è un momento cinematografico memorabile per Moroder è nell’incredibile e adrenalinica colonna sonora di Scarface. Diretto da un altro visionario come Brian De Palma e con un Al Pacino immerso a nuotare e sbavare tra montagne di cocaina, Giorgio da Ortisei regala una performance che a Hollywood ancora si segnano per innovazione e tendenza
Se il buongiorno si vede dal mattino Giorgio Moroder ha iniziato stamattina a comporre musica. A 76 anni scende ancora dalla consolle a tarda ora dopo lunghi dj set, e chi l’ha visto sostiene non abbia nemmeno voglia di andare a dormire. Gli anni ottanta, con la disco music pompata fino a tirar tardi, non sono passati invano. E Moroder nato ad Ortisei, dove lo venerano come un Dio nonostante la compostezza altoatesina, ha raggiunto la vetta di una carriera lunghissima e articolata proprio quando l’elettronica stava invadendo l’acustica occidentale. Il compositore del pezzo I Feel Love, inciso da Donna Summer nel 1977, è quello che si dice essere un cervello in fuga, ante litteram. La fuga di Giorgio è già negli ’60 a Berlino, poi a Monaco negli anni ’70 (ahi, il bilinguismo che fortuna!). Ed è negli Hansa Studios di Berlino che leggenda vuole Brian Eno ascoltò I Feel Love cantata da Donna Summer. Eno incontrò poi Davide Bowie e gli disse: “Ho sentito il suono del futuro”. Il sintetizzatore che Moroder adopera per comporre la sua musica elettronica è un Moog di cui da lì in avanti si sentirà parlare spesso. “Era grande come un armadio”, ha raccontato l’artista italiano a Repubblica. “Non sapevo assolutamente come usarlo quindi chiesi al tecnico dello studio: dammi un basso, e lui mi ha dato una nota ribattuta, un do, poi chiesi un sol, poi un si bemolle e così con tre note, anzi quattro nacque il pezzo. Prima di allora componevo al pianoforte ma lì non si poteva. Così ho inventato un metodo”.
La matrice, la marca, la firma Giorgio Moroder è talmente cool a fine anni settanta che davanti al naso gli fioccano contratti hollywoodiani per comporre colonne sonore e brani da film. Inizia con Grazie a Dio a Venerdì (1978) dove tutto ruota attorno ai danzatori della discoteca di Los Angeles The Zoo. Tra loro, ca va sans dire, c’è Donna Summer. Giusto qualche mese ed è Alan Parker a chiedere a Moroder un suono intrigante e inquieto per Fuga di mezzanotte. Moroder spiazza il mondo intero e l’Academy. Un colpo di Moog e sposta di lato il classicismo alla John Williams guadagnandosi un Oscar con puntate da 1 a 20. Poi seguono American Gigolò di Paul Schrader e Il bacio della donna ragno sempre con Schrader dove incontra David Bowie e per l’interpretazione del duca bianco scrive Cat People (Putting out fire). Un take solo e l’ellissi leggendaria del suono del futuro si chiude quando Bowie gli racconta l’incontro e le parole di Brian Eno. Seguono poi altri due Oscar come miglior canzone, What a Feeling, dal film Flashdance (1984) e con Take my breath away da Top Gun (1987) dove il romanticismo del testo e la ritmica si affannano meno dietro alle melodie del sintetizzatore magico. Anche se per chi scrive se c’è un momento cinematografico memorabile per Moroder è nell’incredibile e adrenalinica colonna sonora di Scarface. Diretto da un altro visionario come Brian De Palma e con un Al Pacino immerso a nuotare e sbavare tra montagne di cocaina, Giorgio da Ortisei regala una performance che a Hollywood ancora si segnano per innovazione e tendenza.
La rivoluzione della disco music è compiuta. Il Munich Sound è storia. Moroder è sul trono. E’ così che si dedica alla magniloquenza delle musiche per Olimpiadi (Los Angeles 1984, Seul 1988) a Sabrina Salerno Pirate of love), per i Mondiali di Calcio in Italia nel 1990 quando Bennato e Nannini cantano Notti magiche sui gol di Schillaci, fino alle collaborazioni in punta di levetta degli anni duemila coi Daft Punk, Eurythmics, Janet Jackson, Kylie Minogue, Britney Spears. Nel 2015 l’ultimo album, Dejà vu che lo porta ad una serie di concerti in giro per l’Italia come non faceva da anni. “Esistono milioni di suoni ma non credo che possa essere inventato uno strumento così innovativo come il sintetizzatore”, ha spiegato durante il tour tricolore al mensile Rolling Stone. E per quanto sia stato, e rimanga artista totale e rivoluzionario, al 67esimo Festival di Sanremo per presiedere la Giuria di qualità, Moroder ha provato pure a sostituire l’inno italiano. Mameli superato senza suoni del Moog. Ecco la cassettina inviata all’allora presidente del consiglio Berlusconi. “Gli piacque ma non se ne fece nulla”. Per la rivoluzione della musica basta I Feel Love e un’ospitata a X Factor 2016.