Immobilismo sui servizi. O, a voler essere buoni, una marcia a passo lentissimo. Oggi la macchina di Roma Capitale è come un pachiderma che si muove con grande circospezione per non fare danni. Il recente passato non aiuta: i dirigenti sono terrorizzati e prima di firmare anche un semplice atto svolgono mille verifiche, con il timore della spada di Damocle di Anac e Corte dei Conti. La rotazione imposta dalla normativa anticorruzione, se da un lato ha interrotto monopoli burocratici incancreniti, dall’altro ha costretto molti funzionari apicali a fermarsi per studiare materie di cui non avevano mai trattato. Virginia Raggi, la sua giunta e la maggioranza M5S non fanno meno fatica: l’avvio, per stessa ammissione della sindaca, è avvenuto con il freno a mano tirato. Tralasciando le tematiche annose (rifiuti, trasporti, ecc.) che nessuno può pretendere possano essere risolte in pochi mesi, ecco alcuni esempi di provvedimenti bloccati a cavallo delle gestioni dell’ex sindaco Ignazio Marino e del commissario prefettizio, Francesco Paolo Tronca, la cui assenza ricade in forma di mancati introiti sulle casse comunali e di disservizi sulla quotidianità di milioni di romani.
Rimozione auto in sosta vietata, servizio fermo dal 2015 – Fermo da oltre un anno il servizio di rimozione delle auto in sosta vietata. Il 4 novembre 2015 l’appalto vinto dal consorzio Clt fu sospeso dall’ex Capo della Polizia Locale di Roma Capitale, Raffaele Clemente, per “irregolarità fiscali” di alcune delle ditte coinvolte. Il problema è che non è mai stato emanato un secondo bando e, sostanzialmente, il servizio è rimasto attivo solo per “urgenze” indicate in un’apposita circolare del Comando dei vigili e grazie al contributo di quattro o cinque depositi giudiziari messi a disposizione dalla Prefettura di Roma. A IlFattoQuotidiano.it la segreteria dell’assessore capitolino Linda Meleo ha assicurato che “l’assessorato sta lavorando per inserire questo servizio all’interno di Atac” e che “si sono avviate tutte le procedure per realizzare questo iter”, ma i sindacati che difendono i circa 60 lavoratori rimasti senza stipendio parlano di “segnali negativi” dall’azienda capitolina dei trasporti.
Pulizia delle strade dopo gli incidenti ferma dal 31 dicembre – Quando avviene un incidente, chi rimuove i detriti? Chi toglie l’olio dall’asfalto? Fino al gennaio 2014 questo servizio veniva svolto da una ditta privata finita poi coinvolta in un’inchiesta giudiziaria che coinvolgeva anche alti dirigenti della Polizia Locale. Il servizio era a costo zero per il Comune, ma poi pesava sulle assicurazioni degli automobilisti coinvolti. Con la revoca da parte Campidoglio, il servizio fu affidato “temporaneamente” ad Ama – nonostante il contratto di servizio non lo preveda – che invece ha continuato a gestirlo fino al 31 dicembre scorso. Con l’anno nuovo, la direzione della municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti nella Capitale ha inviato una nota al Gabinetto della sindaca Virginia Raggi ricordando il “carattere straordinario” dell’operazione e il fatto che “la pulizia delle strade successiva ad incidenti automobilistici non è contenuta all’interno del contratto di servizio”. Ad oggi, il servizio non e’ stato riassegnato e Ama interviene solo “per gravi urgenze”.
Buche, il bando temporaneo c’è: la gara d’appalto ancora no – Una delle grandi sfide dell’amministrazione capitolina: le buche. Il servizio di riparazione dell’asfalto rimase fermo per 6 mesi tra la fine del 2015 e il 2016, a cavallo fra la caduta della giunta Marino e l’arrivo del commissario. Dopo lo stop, Tronca firmò un bando temporaneo semestrale spostando il problema all’amministrazione che sarebbe venuta dopo. Ad oggi, la giunta Raggi ha prodotto un nuovo bando semestrale – che ricalca quello del commissario – in attesa della gara d’appalto promessa dall’assessore Paolo Berdini all’Acer (Associazione costruttori edili romani).
Edilizia popolare, 4mila alloggi da vendere ma tutto è fermo dal 2015 – Ben 4.000 alloggi da vendere, oltre 150 milioni di euro da incassare e centinaia di nuovi immobili di edilizia popolare da realizzare. Sarebbero questi i numeri legati all’iter di cessione degli immobili Erp del Comune di Roma, incagliato negli uffici del Dipartimento capitolino Patrimonio e di quello alle Politiche Sociali. L’ultimo ok alla vendita fu dato dalla giunta Marino con la delibera 190 del 18 giugno 2015 – firmata dalle ex assessore Alessandra Cattoi e Francesca Danese – con la quale si autorizzava la cartolarizzazione di 838 immobili in più rispetto al primo provvedimento, quello del 2011 messo in piedi dalla giunta Alemanno. La delibera del 2015, soprattutto, avrebbe dovuto accompagnare l’uscita delle famiglie in emergenza abitativa dai cosiddetti “residence”, centro di costo a dir poco sproporzionato per le casse capitoline. Il percorso si sarebbe misteriosamente fermato e in questo caso ad esultare sono i grandi proprietari di immobili che non vedrebbero ulteriormente svalutate le loro proprietà. Fatto sta che l’attuale amministrazione non è riuscita ancora a dare una risposta sull’argomento, né ha assegnato la delega alla Casa a uno degli assessori. Ad oggi, ci sono almeno 10.000 famiglie presenti nelle liste d’attesa, alcune delle quali aspettano addirittura dal 2000.
Piani di edilizia economica: c’è la delibera di Tronca, manca ok dell’Urbanistica – Quasi 2.000 famiglie bloccate in un limbo burocratico che rischia di costar loro decine di migliaia di euro a testa, fra rogiti fermi e mutui revocati. Almeno 200.000 nuclei – un quinto dei romani – che potrebbero trovarsi nella stessa situazione. La vicenda è quella dei P.E.E.P, i “piani di edilizia economica popolare”, introdotti nel 1971, sistema grazie al quale il Comune cedeva ai costruttori il diritto di superficie di terreni di sua proprietà, al fine di realizzare degli alloggi da destinare “ai ceti meno abbienti”. Con la liberalizzazione del 1992, fu introdotta una norma che dava la possibilità di “alienare” gli immobili a prezzo di mercato, ma il 15 settembre 2015 è intervenuta la sentenza 18135 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, che ha spiegato che senza la rimozione del vincolo da parte di Roma Capitale, le case debbano essere cedute a prezzo Istat, dunque a importo ben inferiore. Il 6 maggio 2016 il commissario Tronca ha firmato la delibera 40 con la quale ha rimosso il vincolo, tuttavia gli uffici non hanno ancora reso esecutivo il provvedimento: serve l’ultimo ok del Dipartimento Urbanistica.
Affittopoli, mancano i bandi per riassegnare gli spazi sgomberati da Tronca – Alla luce dell’esplosione dello scandalo Affittopoli, nel febbraio 2016 l’ex commissario Tronca diede vita – sulla scorta di una delibera firmata dalla giunta Marino, la 140/2015 – a una task-force per lo sgombero di decine di spazi del Comune trasformati da concessionari semi-abusivi in locali, discoteche e ristoranti. In pratica, parliamo di ex centri sociali “legalizzati” ai tempi di Rutelli, Veltroni e anche Alemanno, ma con delle procedure risultate poi irregolari: molti di queste associazioni non avrebbero tra l’altro mai corrisposto l’affitto dovuto al Comune, oltre ad aver prodotto abusi edilizi. Gli interventi di sgombero procedono a pieno ritmo, ma a mancare oggi sono i bandi per la riassegnazione di questi spazi. Ecco dunque che gli spazi che ospitavano locali storici del tessuto undeground romano come Angelo Maj, Circolo degli Artisti, Init, Villaggio Globale o Brancaleone oggi sono finiti nel degrado. Tutto ciò nonostante il 9 agosto scorso in Assemblea Capitolina sia stata approvata una mozione, la 7/2016, a firma di 3 consiglieri del M5S, che avrebbe dovuto far partire l’iter.
Punti Verde Qualità, delega vacante dai tempi di Marino e i soldi non tornano al Comune – La questione è spinosa e vede il Comune di Roma esposto con le banche per almeno 240 milioni di euro. Fra la fine degli anni ‘90 e l’inizio dei 2000 sono stati assegnati a oltre 60 concessionari privati altrettanti parchi della città con il seguente accordo: realizzazione di strutture imprenditoriali a carattere ludico-sportivo in cambio della cura costante dell’area verde circostante; il Campidoglio ha anche emesso fidejussioni pari al 95% degli importi dei mutui concessi ai costruttori, molti dei quali non hanno mai restituito quei soldi alle banche. Così, fra truffe e speculazioni, sono nati scempi come la “Città del Rugby” di Spinaceto, costata 32 milioni di euro per un campo da gioco più corto di quello regolamentare. Ma veniamo ai giorni nostri. Nell’aprile 2016 il commissario Tronca, sulla scorta di quanto relazionato dall’Anac, vara un provvedimento che dispone la presa in consegna di tutti i PvQ e i contestuali collaudi (mai fatti in precedenza). Il risultato è che l’iter non è mai stato avviato e la delega – che Ignazio Marino consegnò nelle mani del magistrato Alfonso Sabella – è rimasta vacante, in balia del Segretariato generale che procedere senza gli input della politica.