1968 – Il re d’Inghilterra – Nino Ferrer/Pilade
Nell’anno delle contestazioni globali ecco il brano che fa la differenza tra le piatte melodie da camera de La Siepe e Casa Bianca. Il re d’Inghilterra è scritto da quel compianto vulcano di note e poesie rhythm and blues che fu Nino Ferrer. In Francia aveva sbancato con Mirza, Je voudrais etre noir e Les Cornichons. Sanremo lo agguanta in extremis e ne riprende la pura essenza folle e creativa, l’anticonformismo dei versi e la vena soul inesausta. Non aspettatevi proclami politici, ne Il re d’Inghilterra Ferrer trasferisce semplicemente in lingua italiana molte assonanze e allitterazioni che in Francia lo hanno poi fatto finire perfino sui testi universitari di ricerca musicale. “Ho un debole per il mondo delle favole e avevo pensato canzone intitolata ‘C’era una volta un re’. Solo che oggi le monarchie sono instabili, e se mentre la scrivo me lo detronizzano mi tocca riscriverlo qualcosa come “C’era una volta un presidente”. Poi ho avuto un’intuizione. Qual è l’unico re che c’era una volta, che ora non c’è più e chi ci sarà sempre?”. La versione del brano è eseguita, come in quegli anni era in voga, da due cantanti. L’esibizione di Ferrer a Sanremo non esiste in archivio, forse suonò per ultimo come Tenco e non c’era più la diretta, ma esistono live dove la esegue. Si è salvata invece la versione del triestino Pilade, in coppia con Ferrer, arrangiamento prima arabeggiante poi con un paio di accordi da Knock on wood. Musicalmente fuori luogo come nessuno. Viva Nino Ferrer. Per sempre.