“Siamo stati usati dal Festival. La sigletta dell’Eurovisione non è un omaggio, ma il segno che i diritti di Sanremo sono venduti in molti paesi - ha detto in cantautore in un'intervista a La Stampa - Ma se non metti in gara Al Bano in Russia non te lo comprano, e lo stesso vale per me". D'Alessio ha poi espresso molte perplessità sulla giuria di esperti
“Hanno voluto fare fuori una generazione”. L’amarezza di Gigi D’Alessio, eliminato prima della serata finale vinta da Francesco Gabbani, si riversa sulla Giuria di Qualità del Festival di Sanremo 2017. Giorgio Moroder, Linus, Giorgia Surina, Paolo Genovese, Violante Placido, ma soprattutto la youtuber Greta Menchi, sono finite nel mirino del cantautore napoletano e riportate in una videointervista pubblicata sul sito web de La Stampa.
“La giuria di qualità era troppo squilibrata. Avete presente il balance quando si ascolta la musica? Ecco, era spostata su un solo canale”, ha spiegato D’Alessio, 16 album pubblicati, venti milioni di dischi venduti nel mondo. “C’era il re della dance mondiale, ma non c’erano brani dance in gara. Uno che fa radio, una grandissima radio, ma ben altro genere rispetto al mio. E poi una blogger che c’entra con la musica? Non so se può capire un Mi bemolle, le armonie che abbiamo creato, come abbiamo diretto gli archi. Insomma, in giuria non c’erano un Riccardo Muti o un Danilo Rea. C’era gente che se ascolta i miei brani, o quelli di Ron o Al Bano gli viene l’orticaria”.
Il grido di dolore di D’Alessio è forte e chiaro: “Siamo stati usati dal Festival. La sigletta dell’Eurovisione non è un omaggio, ma il segno che i diritti di Sanremo sono venduti in molti paesi. Ma se non metti in gara Al Bano in Russia non te lo comprano, e lo stesso vale per me con altri paesi. Allora io dico, va bene usati, ma mortificati con questa giuria proprio no”.
Dopo poche ore è il management di D’Alessio a specificare al FQMagazine: “Gigi non ha mai parlato con nessuno di “giuria di fighetti” come riportato da alcune testate online. Ma di una giuria sbilanciata nei gusti, un po’ radical chic, che non avrebbe mai votato una canzone melodica e tradizionale”. Il problema secondo il team del cantante napoletano risiede proprio nel conoscere con largo anticipo la composizione della giuria di qualità per poi valutare se partecipare o meno alla gara: “Questo Sanremo certifica un passaggio d’epoca tra generazioni di cantanti. Se avessimo saputo per tempo com’era compostala la giuria noi che abbiamo fatto la storia della musica in Italia ci avremmo pensato meglio se partecipare. A questo punto se una certa musica non c’entra più nulla con Sanremo fai una categoria a parte con chi ha più esperienza, magari quella dei “padrini”, e a fianco i “Giovani”.