Aveva un’impresa edile, che costruiva villette tra Como ed Erba. Però è fallita. Aveva comprato materiali per 50mila euro. Però non ha pagato il conto e il tribunale da un anno gli pignora lo stipendio. Eppure Mario Angelo Sala, 51 anni, leghista sconosciuto al grande pubblico, “è uno bravo, una persona capace”. Parola del governatore Roberto Maroni, che lo ha nominato presidente di Aler Milano, l’ente che costruisce e gestisce le case popolari in tutto il territorio della città metropolitana. Affidandogli, ironia della sorte, una missione precisa: rilanciare l’edilizia pubblica e sfrattare i morosi. Proprio lui, che non è stato in grado di tenere in vita la sua piccola ‘Edilmeg Srl’, dovrà ora edificare grandi palazzi nei quartieri del capoluogo lombardo e nell’hinterland. Proprio lui, che non ha pagato i suoi creditori, dovrà mostrare i muscoli contro gli inquilini delle periferie, in perenne ritardo con l’affitto.

Per carità, un incidente di percorso può capitare a tutti. E Sala, già presidente di Aler Varese-Como-Monza-Busto Arsizio, ha in mano una grande occasione di riscatto. Le Aler, in Lombardia, sono cinque. Quella di Milano e provincia è in assoluto la più importante: 72mila alloggi in cui vivono 350 mila cittadini. Ma è anche quella con più problemi: ha i conti in rosso per 57 milioni e il fenomeno dell’abusivismo è dilagante. Insomma, riportarla in efficienza non sarà facile. Tanto più che l’esordio del nuovo presidente, 75mila euro l’anno di stipendio, non sembra promettente. Nominato alla fine del 2016, ha preso servizio da qualche giorno nella sede milanese di viale Romagna, avviando una riorganizzazione che ha fatto arrabbiare tutti o quasi. Tanto per cominciare, si è portato in dote dalla vecchia Aler la sua pupilla: Maria Cristina Cocciolo, 41 anni, ingegnere. Nel 2008 era una semplice funzionaria di livello ‘A3’. Poi ha scalato la pianta organica a velocità impressionante e in sette anni è diventata dirigente, senza sostenere un concorso. Oggi fa un altro scatto: appena sbarcata a Milano, Sala l’ha nominata direttore di area (stipendio superiore a 100mila euro l’anno) e le ha affidato i tre incarichi in assoluto più prestigiosi e delicati: ‘Appalti e acquisti’, ‘Personale’ e ‘Tutela del patrimonio’. Incarichi che Sala ha sottratto ad altri direttori, tra cui Mimmo Ippolito, colui che conosce Aler Milano meglio di chiunque e che, prima di essere coinvolto in inchieste giudiziarie (senza essere condannato), ha rivestito per anni il ruolo di direttore generale e interlocutore privilegiato dei politici. Adesso è relegato ai margini.

Per capire l’importanza delle Aler bisogna tornare al 2013. La Guardia di finanza di Milano – che sta indagando sul vicepresidente della Lombardia, Mario Mantovani, oggi a processo per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio – intercetta una curiosa telefonata. “Dobbiamo scegliere i presidenti delle Aler, è la nomina più importante dell’anno”. Mantovani parla con Silvio Berlusconi e insieme lottizzano i posti di vertice delle aziende che gestiscono l’immenso patrimonio delle case popolari, circa 150mila alloggi da assegnare alle famiglie meno abbienti. Il Cavaliere segnala al suo luogotenente qualche ‘disoccupato’ di lusso da sistemare, poi chiosa: “Ah Mario, non far mettere nel contratto che vanno a stipulare questi qua (i nuovi presidenti, ndr) che devono fare l’amore almeno una volta a settimana con la loro segretaria, eh!” I due ridono, si accordano e si salutano. Dalla lottizzazione, però, resta fuori Aler Milano, dove viene riconfermato l’ex prefetto Gian Valerio Lombardi, al quale è stato chiesto di sistemare i pasticci delle precedenti gestioni politiche, che avevano cumulato mezzo miliardo di debiti.

Lombardi però, alla fine del 2016, si dimette senza dare spiegazioni. Qui entra in gioco il presidente della Lombardia, Maroni, che provvede a tempo record alla sostituzione dell’ex prefetto in modo autonomo, senza neppure consultare i partiti di maggioranza. La scelta cade su Sala, ritenuto un fedelissimo del governatore. In molti sono perplessi. Dalla parti di Forza Italia, anzi, si levano vibranti proteste, soprattutto per il metodo. Maroni liquida le polemiche: “Non ho fedelissimi, a me queste cose non interessano. Se uno è bravo è bravo, voglio una persona capace”.

In attesa dei risultati, si può dare un’occhiata al curriculum vitae del nuovo presidente. Una paginetta e mezza, dove sono elencati i precedenti impieghi di Sala, perlopiù nomine politiche. Sul finire degli anni ’90 è membro della commissione Territorio di Erba; nel 2008 entra nel consiglio d’amministrazione di Aler Como e nel 2013 ne diviene commissario straordinario; nel 2014, dopo la riforma che accorpa le Aler, va a guidare quella di Varese-Como-Monza-Busto Arsizio, dove sa farsi voler bene soprattutto dalla Lega. Qui, tra dipendenti e consulenti, gli uomini del Carroccio sono parecchi.

C’è, per esempio, Marco Valente, consulente Aler e membro del collegio sindacale di ‘Editoriale Nord’, la società cooperativa editrice de ‘La Padania’. C’è Emanuele Poretti, consulente Aler e sindaco leghista di Castiglione Olona (Varese). C’è Monica Alberti, consulente Aler e avvocato nello studio legale di Andrea Mascetti (l’uomo di Matteo Salvini nel Basso Varesotto). Poi ci sono i simpatizzanti. Come Dario Asprea (dipendente di Aler a Varese) e Davide Rodella, militante leghista e stagista di Aler a Monza. Sala, coi suoi ‘uomini’, è sempre molto generoso. Basti pensare che sotto la sua presidenza metà dei dipendenti ottengono una promozione.

Diploma da geometra, Sala ci tiene a far sapere di aver sostenuto “27 esami con esito positivo alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano”. Non centra la laurea. Peccato. Ex segretario provinciale della Lega Nord a Como, è anche un maestro di golf, nonché presidente di ‘Golf Acroplis Asd’, a Luisago nel Comasco. Qui per anni lavora come segretaria Lucie Waitova, una giovane donna originaria della Repubblica Ceca, già compagna di Sala, prima di essere assunta a tempo determinato da ‘Lombardia Informatica’, società del Pirellone.

Altri elementi degni di nota. Sala, nel 2015, lavora per Federcasa. E nel passato è amministratore unico di un’impresa di costruzioni. Il nome della società, nel curriculum, non c’è. Si tratta dalla citata ‘Edilmeg Srl’, ormai fallita, di cui Sala è socio al 90%. E non c’è traccia, nel cv, neppure della disavventura giudiziaria: dopo aver acquistato materiali da una giardineria di Barzago (Lecco) e da un’azienda di servizi di Como, Sala non paga il conto. Inutili i solleciti, sia quelli amichevoli sia quelli formali. Al punto che gli avvocati delle due società decidono di chiedere il pignoramento dello stipendio del presidente Aler, ottenendolo con una sentenza del tribunale di Como il 15 dicembre 2015: “Ritenuto che il credito azionato da ‘F.lli Chioda Snc’ nei confronti di Sala Angelo Mario ammonta a 27.062,98 (…) e ritenuto che il credito azionato da ‘Tecnoservizi Srl’ ammonta a 23.371, 51 euro (…) vista la dichiarazione di Aler Varese-Como-Monza-Busto Arsizio dalla quale risulta che il debitore, presidente Aler, percepisce mensilmente un’indennità di 5.061,60 euro (…) ordina al terzo pignorato (Aler, ndr) di corrispondere le somme indicate”. Ora la decurtazione dello stipendio dovrà essere disposta anche dal tribunale di Milano, perché mancano ancora 36mila euro da restituire. Sempre che Sala non si sia nel frattempo accordato in altro modo coi suoi creditori, mettendo fine a una situazione imbarazzante per il presidente di una delle Aler più importanti d’Italia.

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