Nel 2015 siamo stati terzultimi, nel 2016 penultimi dietro la Grecia. Che quest'anno dovrebbe registrare un +2,7% contro il nostro +0,9%. Nessun altro tra i 28 vedrà il prodotto salire meno dell'1%. Lo scorso ottobre la Commissione riteneva che il 2017 ci avrebbe visti ancora penultimi, dietro la Finlandia, mentre solo nel 2018 avremmo dovuto ritrovarci fanalino di coda. Invece i Paesi partner, compresi quelli più in difficoltà, ci hanno già superati
L’Italia è fanalino di coda dell’Unione. Ultima nella classifica dei tassi di crescita del pil previsti dalla Commissione Ue per il 2017. E si aggiudica il record negativo un anno prima rispetto a quanto risultava dalle stime dello scorso autunno. Infatti Bruxelles, nelle sue Previsioni d’inverno presentate lunedì, ha sì rivisto al rialzo (da +0,7% a +0,9%) il progresso del nostro prodotto interno lordo nel 2016, ma ha lasciato invariato a +0,9% quello che si attende per l’anno in corso. Quando nessun altro dei 28 Stati Ue crescerà meno dell’1 per cento. La Grecia, unico Paese a far peggio della Penisola nel 2016, stando ai calcoli della Commissione che è tra i suoi maggiori creditori dovrebbe registrare addirittura un +2,7%. La Finlandia, che nel 2015 era ancora in recessione, è data a +1,2%. Così l’Italia, l’anno scorso penultima e nel 2015 terzultima, finisce appunto in ultima posizione.
La spirale discendente era prevista, ma lo scorso ottobre la stessa Commissione riteneva che il 2017 ci avrebbe visti ancora penultimi (peggio solo Helsinki), mentre solo nel 2018 con un risicato +1% avremmo dovuto indossare la maglia nera, a fronte di una media europea del +1,8%. Invece i Paesi partner, compresi quelli più in difficoltà, ci stanno già superando. In generale, le prospettive sono rosee: per la prima volta dal 2008 tutti i 28 sono visti in crescita nell’orizzonte di previsione (2016-2018) e per nessun altro Paese, appunto, la stima sul 2017 è inferiore all’1 per cento. Per la Ue nel suo complesso la Commissione stima una crescita dell’1,9% nel 2016 e dell’1,8% nel 2017, per l’Eurozona rispettivamente dell’1,7 e 1,6%. La Germania si dovrà accontentare di un +1,6% e secondo l’esecutivo Ue “la possibile minaccia di barriere commerciali pone significati rischi di contrazione” per Berlino, il cui surplus commerciale “dovrebbe cominciare a ridursi gradualmente” a causa del rafforzamento della domanda interna e all’aumento del prezzo del petrolio. In testa ci saranno invece la Romania (+4,4%) e il Lussemburgo (+4%) seguiti da Malta e Irlanda, per le quali Bruxelles prevede rispettivamente una crescita del 3,7 e del 3,4%.
La scheda dedicata all’Italia spiega la previsione evidenziando che il +0,9% è “principalmente il risultato della politica monetaria espansiva” della Bce e della “attesa accelerazione della domanda globale”. I consumi dovrebbero beneficiare della “ulteriore, anche se più lenta, creazione di posti di lavoro”. Tuttavia, “i prezzi più alti dell’energia impattano sul reddito reale disponibile e implicano una decelerazione dei consumi rispetto al 2016″. Gli investimenti sono previsti in crescita del 2,4%, grazie alle “misure previste dalla legge di Bilancio per il 2017 che ha esteso gli incentivi fiscali e allargato la loro applicazione e al piano di investimenti per l’Europa” di Jean Claude Juncker. Ma la Ue si attende che le “persistenti debolezze strutturali ostacolino una ripartenza più forte” degli investimenti stessi. Sullo sfondo, poi, “l’incertezza politica e il lento aggiustamento del settore bancario costituiscono rischi al ribasso per le prospettive di crescita dell’Italia”.