Sospeso dal Movimento 5 Stelle dopo essere finito indagato nell’inchiesta sulle firme false ma autore di una “sfiducia” pubblica al candidato ufficiale dei grillini a Palermo. È una vera e propria fatwa, infatti, quella lanciata da Riccardo Nuti, ex capogruppo del M5s alla Camera, nei confronti di Ugo Forello, l’aspirante sindaco candidato dai pentastellati nel capoluogo siciliano. Solo l’ultimo atto di una guerra a colpi di esposti e dichiarazioni al vetriolo che contrappone ormai da mesi il gruppo che fa capo al deputato nazionale al fondatore dell’associazione antiracket Addiopizzo, vincitore delle Comunarie.
“In questa tornata non c’è il Movimento cinque stelle. Inutile far finta di nulla e chiudere gli occhi”, scrive Nuti rispondendo ad un’attivista su facebook. “Questa tornata” è l’appuntamento elettorale delle amministrative palermitane della prossima primavera. “Sono basita dalle tue parole. Giocate a fare le correnti? Complimenti. Chi tiene al M5S va al di là delle questioni personali”, replica pronta l’elettrice dei 5 Stelle. “Nessuna corrente e nessun gioco ma possiamo mai appoggiare persone che il M5S ha attaccato in commissione Antimafia nel 2014? Possiamo mai appoggiare la stessa persona che abbiamo denunciato alla Procura con un esposto?”, scrive ancora il parlamentare.
Il riferimento è per l’esposto presentato alla procura e all’ordine degli avvocati di Palermo dallo stesso Nuti, e dalle deputate Claudia Mannino, Giulia Di Vita, Loredana Lupo e Chiara Di Benedetto, in cui Forello, viene accusato di avere “pilotato le dichiarazioni” della consigliera regionale, Claudia La Rocca. Si tratta della deputata che ha collaborato con i magistrati titolari dell’indagine sulle firme false depositate dal M5s alle amministrative palermitane del 2012.
Le dichiarazioni di La Rocca sono state fondamentali per l’inchiesta della procura che pochi giorni fa ha inviato un avviso di chiusura delle indagini a 14 persone. Tra loro lo stesso Nuti – indicato come “istigatore” della copiatura delle firme – e le deputate Mannino e Di Vita: dopo essersi appellati alla facoltà di non rispondere davanti ai pm, i tre sono stati sospesi de imperio dal Movimento da parte comitato dei probiviri. I veleni interni al Movimento palermitano, insomma, sono datati, dato che proprio a causa dell’esposto dei deputati sospesi Forello è finito a sua volta indagato da parte della procura del capoluogo per “induzione a rendere dichiarazioni mendaci“. Per Forello i pm hanno già chiesto l’archiviazione ma il gip Lorenzo Matassa, dopo l’opposizione dei legali dei firmatari dell’esposto, nei giorni scorsi ha rinviato l’udienza al prossimo 8 marzo, quando dovrebbe essere deciso se proseguire l’inchiesta sul candidato sindaco o procedere all’archiviazione. Nel frattempo Nuti torna all’attacco sui social. “Se uno si mette la maglietta M5S – scrive sempre il deputato su facebook – indagato mica significa che lo è veramente. Gela non ti ricorda nulla?” Il riferimento è per Domenico Messinese, eletto sindaco di Gela e poi espulso da M5s perché entrato in rotta di collisione con i vertici.