“Penso che nel gabinetto non possa stare”, scriveva alla Raggi il 10 agosto. “Aspettiamo Pignatone. Poi decidete/decidiamo. Non si senta umiliato. E’ servitore dello Stato”. Ma sui giornali va solo l’ultima parte. E l'esponente del M5s viene bollato come un "bugiardo". Ma ora annuncia: "Pronto a chiedere risarcimenti danni per centinaia di migliaia di euro"
“E Di Maio scrisse alla sindaca: Marra è un servitore dello Stato“. E poi: “Spunta un caso Di Maio, aiutò Marra a restare“. E ancora: “M5s, le chat che smentiscono Di Maio. Scrisse a Raggi: Marra è uno dei miei“. Sono i titoli del Corriere della Sera, del Messaggero e di Repubblica. Tre articoli che riportano più o meno la stessa notizia, tutti richiamati in prima pagina con un titolo molto simile, che mettono nel mirino il vice presidente della Camera del Movimento 5 Stelle. La sua colpa? Un messaggio inviato su whatsapp il 10 agosto del 2016 a Virginia Raggi, in cui il deputato pentastellato definiva “un servitore dello Stato” Raffaele Marra, l’ex vicecapo di gabinetto della sindaca, poi arrestato per corruzione il 16 dicembre dello stesso anno. Quel messaggio viene inoltrato allo stesso dipendente comunale dalla prima cittadina, poco dopo che quest’ultima lo ha ricevuto da Di Maio.
La scoop che non era uno scoop – Ma come? Quello che è stato indicato come l’uomo nero del Campidoglio, il Richelieu di Palazzo Sanatorio, il dirigente finito a Regina Coeli insieme al “costruttore della casta”, Sergio Scarpellini, indicato come “un servitore dello Stato”? E poi da Luigi Di Maio, il deputato del M5s che appena domenica scorsa, ai microfoni di Lucia Annunziata, assicurava di aver “continuato a chiedere di rimuovere quel signore” (cioè Marra ndr) “già dall’estate del 2016”? Insomma il contenuto dei tre articoli rischia di mettere in serio imbarazzo il vicepresidente della Camera, che sarebbe autore di una vera e propria bugia: in pubblico assicura di aver chiesto “la cacciata” di Marra, in privato invece lo elogiava con quel termine talmente altisonante – “servitore dello Stato” – da essere perfetto per un titolo da prima pagina. E infatti in prima pagina ci finisce con i renziani e altri esponenti del Pd che vanno subito all’attacco del parlamentare grillino: “Di Maio ha mentito“, sentenzia su twitter il senatore dem Stefano Esposito.
Le due chat e il messaggio inoltrato – I tre ipotetici scoop di Corsera, Repubblica e Messaggero, però, hanno un problema: si basano tutti fondamentalmente su una notizia incompleta, monca, che nel caso di specie ne altera completamente il senso. Per evitare quel problema sarebbe bastato chiedere una replica o una conferma al diretto interessato, e cioè allo stesso Di Maio. Cosa che non è avvenuta e quindi per chiarire l’intero contesto bisognerà aspettare le ore 10 e 28 di martedì 14 febbraio quando un lungo take dell’agenzia Ansa riporterà l’intero contenuto della chat principale di questa vicenda, quella tra Di Maio e Raggi. Si perché in questa storia le discussioni su whatsapp sono due. Una è appunto quella tra il vicepresidente della Camera e la sindaca, diffusa dall’Ansa, e fino a quel momento rimasta memorizzata soltanto sui telefonini di Di Maio e Raggi. L’altra, invece, è quella tra la prima cittadina e Marra, finita agli atti dell’indagine sul dipendente comunale arrestato e dunque pubblicata dai giornali. Le due conversazioni hanno come punto d’incontro l’sms che ha fatto finire sotto accusa Di Maio e cioè lo stralcio della conversazione inviata dal deputato a Raggi e da quest’ultima inoltrata a Marra.
La chat Raggi – Marra – È il 10 agosto del 2016 e in quelle ore il funzionario comunale è nervoso: parecchi esponenti del Movimento 5 Stelle, infatti, chiedono da giorni il suo allontanamento. “Vorrei anche ricordarti che ho manifestato la mia disponibilità a riprendere l’aspettativa sin dal giorno in cui ho incontrato il vice presidente Di Maio a cui manifestai la mia disponibilità a presentare l’istanza qualora non fossi stato in grado di convincerlo, carte alla mano, sulla mia assoluta correttezza morale e professionale. L’incontro, come sai, andò molto bene, tanto che lui mi disse di farmi dare da te i suoi numeri personali. Cosa che per correttezza non ho mai fatto. Pensavo che quell’incontro potesse rappresentare un punto di svolta. Evidentemente mi sbagliavo”, scrive Marra alla sindaca. La quale, forse per tranquillizzarlo, alle ore 15 e 48 minuti gli risponde inoltrandogli una parte del sms ricevuto poco prima dallo stesso Di Maio.
“Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”, si legge nello stralcio di sms girato da Raggi al dipendente comunale. Un pezzo di messaggio rimasto memorizzato nel telefonino di Marra, e dunque finito sui quotidiani che mettono Di Maio sotto accusa. A leggere quelle poche righe sembra quasi verosimile che il parlamentare abbia in realtà “protetto” Marra, definito appunto “un servitore dello Stato”, praticamente “uno dei suoi“. La verità, però, è un’altra. E basta leggere la conversazione integrale dal quale proviene quella porzione di messaggio per capire che le cose hanno un senso completamente opposto rispetto a come sono state raccontate. Solo che, come detto, il dialogo integrale fa parte di un’altra chat, quella tra Di Maio e Raggi.
La chat Di Maio – Raggi –“Pignatone cosa ti ha detto dopo che gli hai inoltrato il suo nominativo (di Marra, ndr)? In ogni caso nella riunione con me, Marra non mi ha mai chiesto se andare in aspettativa o meno. Semplicemente mi ha raccontato i fatti. Io l’ho ascoltato. Perché tu me lo avevi chiesto. Sono rimasto a tua disposizione non sua. E penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così”, scrive il deputato alla sindaca il 10 agosto 2016 alle ore 14 e 32 e dunque prima che Raggi parlasse con Marra. Di Maio quindi ha detto la verità: per lui e per il M5s Marra doveva andare via già nell’estate del 2016.
A Di Maio la sindaca di Roma replica: “Pignatone mi risponderà quanto prima, l’elenco conteneva una prima tranche da 20 nominativi. Stanno effettuando le verifiche“. È a quel punto che il deputato risponde nuovamente alla prima cittadina: “Quanto alle ragioni di Marra. Aspettiamo Pignatone. Poi insieme allo staff decidete/decidiamo. Lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla“, si legge nel messaggio inviato alle ore 14 e 55. Meno di un’ora dopo Raggi estrapolerà quella parte di messaggio per inoltrarla nell’altra chat, quella con Marra. Sarà quello l’unico stralcio a finire nell’indagine sul dipendente comunale, e quindi sulle pagine dei giornali.
M5s: “Gravità inaudita” – Ed è proprio contro i quotidiani che si scaglia il Movimento 5 Stelle. “La faccenda è di una gravità inaudita perché quello che hanno scritto è falso, fuorviante e non verificato: perché le parziali informazioni in loro possesso sono state pubblicate senza compiere tutte le dovute verifiche al fine di uccidere la reputazione di Di Maio”, si legge sul blog di Beppe Grillo, in un post che contiene le fotografie originali dei messaggi tra Raggi e il vicepresidente della Camera. Il quotidiano Repubblica replica al M5s con un articolo pubblicato online. “Quello pubblicato oggi da Repubblica – si legge sul giornale diretto da Mario Calabresi – è il testo che Virginia Raggi ha girato a Raffaele Marra del suo scambio di sms con Luigi Di Maio. Non si tratta quindi di una selezione di frasi operata dal nostro giornale. Si tratta del testo conservato nella memoria del cellulare sequestrato a Raffaele Marra al momento dell’arresto e agli atti dell’inchiesta” . Nessun cenno, però, alla versione integrale della vicenda, riporta dall’Ansa e che stravolge il senso dell’articolo di Repubblica, ma un attacco alla “propaganda delirante e pericolosa” di Beppe Grillo, rea di diffondere “nel Paese un clima di odio verso la stampa”.
Di Maio: “Dubitate dei titoli che leggete sui giornali” – Nel pomeriggio anche Di Maio fa sentire la propria voce in un video su Facebook: “Oggi c’è una campagna diffamatoria da parte di tre quotidiani italiani – attacca il vicepresidente della Camera – quando questa mattina ho letto questi articoli mi sono armato di santa pazienza e ho ripercorso le chat per individuare questo passaggio – prosegue Di Maio – confermo parola per parola quanto detto da Lucia Annunziata”. “Se i direttori autorizzano questi articoli, allora si devono scusare e, guarda caso, i giornalisti che mi attaccano sono quelli che avevo segnalato all’Odg per lo scandaloso caso delle polizze”, sottolinea il vice presidente della Camera che aggiunge: “Se il Paese è in queste condizioni è perché i quotidiani scrivono queste cose – scandisce ancora l’esponente del M5S – i direttori dicano da che parte stanno, se stanno dalla parte dei lettori o da quella dei partiti”. Quindi rivolgendosi al popolo grillino: “Cominciate a dubitare ogni mattina dei titoli che leggete sui quotidiani cartacei e online”.