La tenuta dei consensi al M5S, nonostante Roma, crea il panico nella politica italiana. Per la prima volta Gianni Cuperlo si dice “interessato al reddito di cittadinanza” dalla Gruber e tutti i quotidiani dal Messaggero a Repubblica, senza tralasciare il Corriere, individuano la presunta “bugia” di Luigi Di Maio: ha mentito su Marra dall’Annunziata. Il combinato disposto (ci eravamo scordati questo termine) tra due dei talk più quotidiani mira a scalfire le fondamenta che costituiscono il successo del Movimento.
Di Maio, attaccato da De Luca nella direzione del Pd, rende l’immagine di Renzi sfocata. Chi di gioventù ferisce, di gioventù perisce, potremmo dire. Di Maio, più giovane di Matteo, appare agli occhi degli italiani il figlio o nipote a cui lasceresti tranquillamente il portafogli, l’auto e le chiavi di casa. Ed è, al momento, l’insidia maggiore per il sistema piddicentrico perché è piuttosto difficile dare a questo giovane l’appellativo di leader anti-sistema: troppo rispettoso ed educato sul piano istituzionale, troppo regolista e posato, non straparla, non è ansiogeno e sprizza affidabilità da tutti i pori. Anzi, di più! Sembra proprio autentico. Ed è questo elemento che spaventa il sistema.
L’autenticità sprigionata dai pentastellati li rende invincibili in questa epoca di coscienze alterate da “lifting mediatico”. Di Maio, che si muove goffamente con abiti educati, appare autentico tra deputati e ministri che fanno sfoggio di abiti da sartoria tagliati su misura. Di Maio, invece, si tira sempre il polsino della camicia per adeguarlo alla manica o viceversa, per due motivi: non ha preziosi gemelli da ostentare ed è vittima della giacca confezionata industrialmente che non hai il tempo di mandare dal sarto per i ritocchi.
E’ vero, queste cose sembra non c’entrino nulla con la politica e neanche Enzo Miccio si sarebbe addentrato in una simile disamina. Invece oggi in politica l’autenticità si traduce in credibilità ed il fatto che un deputato restituisca i soldi superflui indietro, vestendosi come un normale impiegato, e ci consenta di capire che forse strapaghiamo certi ruoli politici solo per tradurre “l’aspetto dignitoso ed onorevole” in “lussuoso ed arrogante” viene percepito dal popolo più di quanto noi si possa immaginare. Lo zainetto di Barca, fino ad allora prerogativa solo dei più estremisti di sinistra o degli ecologisti, la bicicletta di Delrio, la stessa infelice smart di Renzi/Carbone, parlano – eccome se parlano – ad un popolo che nei piccoli gesti riconosce subito l’autenticità.
Il metro di paragone e campione mondiale in autenticità è Bergoglio ovviamente, ma oggi l’attenzione anche ossessiva sui piccoli gesti è maggiore ed inversamente proporzionale alla rumorosità degli effetti speciali mediatici. Per questo Di Maio, il giovane Di Maio, per il sistema, andava abbattuto e fucilato davanti ad un muro con un plotone di lanciatori di bufale pronti a colpirlo con pezzi porzionati, fino a tingere di bianco quel suo abito istituzionale a buon mercato. Le macchie di latte di bufala non vanno via facilmente, infatti gli sms da sartoria pubblicati oggi sulle grandi testate ormai hanno colpito e le smentite, si sa, sono notizie date due volte.