Benvenuti a Ten Talking Points, l’unica rubrica che beve Calvados con Massimo Carlotto. Altre considerazioni.
1. L’unica partita tra due squadre che hanno ancora qualcosa da chiedere a questo campionato, e per questo incerta, era Lazio-Milan. Tutte le altre vedevano opposte squadre molto forti contro avversarie inferiori e senza neanche più stimoli (Cagliari-Juve, Crotone-Roma, Napoli-Genoa, etc), oppure sfide tra squadre che già a gennaio avevano ottenuto quello che volevano (Sampdoria-Bologna, Sassuolo-Chievo, Nardella-Orlando, etc).
2. Si sa già chi ha vinto il campionato (Juve). Si sa già le tre squadre retrocesse (Pescara, Crotone, Palermo). Si sa già chi va in Champions League (Napoli, Roma). Si sa già chi va in Europa League (Inter, Lazio). Gli unici dubbi sono se la Roma arriverà davanti al Napoli e se l’Atalanta arriverà quinta o sesta. Ne consegue che, salvo una o due partite a giornata, da qui a giugno il campionato sarà due Gozi. Cioè due palle.
3. Ieri sera (la fredda cronaca). Mi verso un sorso di Kilchoman Machir Bay. Prendo le whisky stones e ne lascio cadere due sul glencairn. Poi alzo lo sguardo e vedo a piedi nudi – Oh my God – sul divano la mia compagna, Rosario Dawson, fissare un calciatore. Le chiedo: “Amore, perché guardi Suso?”. Lei mi fissa stranita e poi mi dice: “Non guardo nessuno. Prendo il sole”.
4. Privo di 117 titolari, il Milan sconta la pena e vive un golgota inesausto – sangue ovunque: una macellazione indefessa – contro una Lazio rutilante ma ahilei incapace di infierire definitivamente sui rossoneri. Donnarumma ancora man of the match. Vangioni, opposto al satanasso Felipe Anderson, ha denotato uno spaesamento pari a quello di Cruciani a Bianco e nero su La7. Ottima la partita di Bacca, ma solo perché non si è mai alzato dalla panchina. Un bel troiaio anche la prestazione di Lapadula. Il pareggio non serve a nessuno, ma chiaramente fa più male alla Lazio. Il Milan deve recriminare per altro: per i sei punti lasciati all’Udinese, per il martirio virulento col Genoa, per la sconfitta in casa con la Samp. Non certo per il pari di ieri, che comunque fa felici giusto Atalanta e Inter. Quest’ultima è matematicamente quarta e ha già vinto tre Europa League di fila. Vecchioni nuovo Proust, Pucci campione del mondo. In agilità atarassica.
5. La penuria generale di spunti sportivi è tale che, per arrivare a dieci punti, questa rubrica esiziale sarà sempre più costretta a svelarvi inquietanti retroscena del passato o ad anticiparvi ancor più inquietanti squarci del futuro. Preparatevi.
6. A giugno tutta Italia plaudiva Pescara e Trapani. Oddo era un eroe e le lacrime di Cosmi dopo lo spareggio avevano commosso tutti. Oggi tutto è cambiato: per gli splendidi protagonisti di quelle storie c’è solo dolore. Nulla è caduco come il trionfo e tutto è destinato a finire. Sempre. Tranne Napolitano.
6 bis. Hasta la victoria, Che Gue Sarri. Sii realista, esigi l’impossibile: spezza dunque le reni ai galacticos. O anche solo provaci, che è poi la differenza tra i sognatori e i farisei.
7. Fabio Caressa sarà il nuovo leader dei Coldplay. Massimo Mauro al banjo, Marocchi al bandoneon. Pistocchi alla cassa.
8. Com’era quella storia che Higuain era un acquisto inutile e Allegri non sapeva allenare? Bevete meno Tavernello ragazzi, dai.
8 bis. Troppa Luce, ieri notte. Davvero troppa luce. Non ho dormito neanche un secondo. Colpa di Suso: prima o poi quel sinistro glielo buco.
9. Non so voi, ma io quando vedo Gigi Riva mi commuovo sempre. Che campione, che bandiera. Che gigante. Rombo di Tuono forever.
9 bis. Se Suso palleggiasse con Borja Valero e il Papu Gomez, l’Enel farebbe loro causa per concorrenza illegale.
10. Questa me l’ha appena detta Travaglio. Gli ha mandato un sms David Lynch: Laura Palmer è stata uccisa da Chiellini. Ci son rimasto male: pensavo fosse stato Andrea Romano. A lunedì.
(P.S. Il glencairn è il bicchiere ideale per esaltare i whisky scozzesi. Tocca proprio spiegarvi tutto)