L’ospedale Francesco Grifoni di Amatrice, gravemente danneggiato dalle scosse di terremoto della scorsa estate, sarà demolito. Lo ha disposto con un’ordinanza il sindaco Sergio Pirozzi, che pure nel 2014 aveva minacciato la secessione dal Lazio se fosse stato chiuso come intendeva fare il governatore Nicola Zingaretti. Rischio poi sventato. Ma, come raccontato da ilfattoquotidiano.it, i 2 milioni di euro stanziati dopo il sisma dell’Aquila per i lavori di consolidamento della struttura sono rimasti solo sulla carta, così come la manutenzione ordinaria. Con il risultato che il sisma del 24 agosto 2016 lo ha reso inagibile.
Ora non resta che buttare giù quello che, come rivendicava la petizione online lanciata a fine 2013 per scongiurarne la chiusura, era “l’unico ospedale di tutto il Lazio ad essere situato veramente in montagna“, a 955 metri sopra il livello del mare e serviva un bacino di circa 20mila persone che nel periodo estivo salivano a 50mila, di cui il 50% solo ad Amatrice. La petizione continuava ricordando che “la situazione orografica e climatica del territorio (neve e ghiaccio presenti sino a primavera inoltrata)” e “il non completamento degli interventi migliorativi dell’unica strada di collegamento con l’Ospedale di Rieti (SS 4 Salaria)” rende “estremamente difficili i collegamenti verso altri presidi sanitari considerando poi che il più vicino (il De Lellis di Rieti) dista ben 64,8 Km e che il tempo medio di percorrenza è di 1 ora e 8 minuti”.
L’ospedale, stando agli annunci dello scorso novembre, dovrebbe essere ricostruito in un’altra zona della città. L’asl reatina ha ricevuto un risarcimento di 1 milione di euro da Unipol, l’intero massimale previsto dalla polizza contro il rischio sismico. Altri 8 milioni di euro dovrebbero arrivare grazie agli aiuti raccolti con l’iniziativa ‘Adotta un’opera’ avviata dal Comune di Amatrice.