Otto anni, sei mesi in più di quanto chiesto dall’accusa, per il manager di una società di investimento arrestato nel il 2 dicembre 2011 con l’accusa di avere messo in atto “un raggiro” da oltre nove milioni di euro ai danni di due onlus che avevano raccolto fondi da destinare ad alcune emergenze umanitarie, tra cui il terremoto di Haiti del 2010. È la sentenza dei giudici della II sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Lorella Trovato, nei confronti di Bernardino Pasta. L’imputato, a processo per bancarotta e truffa, poco prima della sentenza ha reso in aula dichiarazioni spontanee in cui ha ribadito la sua “disponibilità” a chiarire e risolvere la vicenda, dovrà anche risarcire oltre 1,3 milioni di euro a Vis e Agire, le due onlus che sarebbero state raggirate. Dovrà inoltre versare oltre 4 milioni alla fallita società ‘Retemanager’, per mezzo della quale avrebbe distratto somme a società ignare.
Come ha sottolineato il pm Eugenio Fusco nella sua requisitoria, Pasta avrebbe truffato “senza pietà” le due onlus, tramite la sua società di investimento, creata, secondo l’accusa, con “l’unico scopo premeditato” di distrarre somme a società ignare. Proprio ‘Retemanager’, ha ricostruito il pm, sarebbe stata l’intermediaria tra le due onlus e la banca inglese Barclays, che aveva emesso titoli obbligazionari. Le onlus avrebbero versato 9 milioni di euro su un conto corrente della società di Pasta, che li avrebbe intascati per poi comprare, secondo il pm, “barche e auto di lusso“. Inoltre, avrebbe prestato “dai 200 ai 250mila euro a Lele Mora“, che non è indagato in questo procedimento, e finanziato un film sull’ex agente dei vip, con cui in passato aveva avuto una società. Secondo il pm, solo l’arresto dell’ormai ex talent scout avvenuto nel giugno 2011 per bancarotta in relazione al crac della sua agenzia, la Lm Management, ha impedito che il lungometraggio venisse effettivamente realizzato. Il difensore di Pasta aveva chiesto ai giudici di applicare il minimo della pena e le attenuanti generiche per il suo cliente considerata la sua “volontaria ammissione di responsabilità”.