La contestazione rientra nell'ambito di un procedimento per responsabilità amministrativa che i magistrati contabili hanno avviato dopo che nel 2014 i consiglieri regionali M5S avevano presentato un esposto sull’assunzione di Silvia Bellinzona, ex collaboratrice del gruppo del gruppo della Lega Nord al Pirellone. Le indagini hanno svelato “plurime violazioni della disciplina statale sulla dirigenza pubblica"
La nomina fatta per compiacere i politici questa volta può costare cara. La procura regionale della Corte dei conti della Lombardia ha infatti deciso di contestare un danno erariale da un milione di euro ad alcuni ex amministratori e dirigenti di Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. La loro colpa? Avere affidato incarichi da dirigente a una persona che non aveva i requisiti per ricoprire quei ruoli, ma che nel proprio curriculum poteva contare su un’esperienza pluriennale come collaboratrice del gruppo della Lega Nord al Pirellone e su altre collaborazioni conseguite in via fiduciaria.
La contestazione per il danno subito da Arpa rientra nell’ambito di un procedimento per responsabilità amministrativa che i magistrati contabili hanno avviato dopo che nel 2014 i consiglieri regionali del M5S avevano presentato un esposto sull’assunzione di Silvia Bellinzona, questo il nome dell’ex collaboratrice del gruppo leghista arrivata ai vertici di Arpa, grazie a “tre incarichi dirigenziali esterni, successivi nel tempo – si legge in una nota della Corte dei conti – a decorrere dal 2011 e con scadenza al 31 dicembre 2018”. L’attività investigativa, secondo la procura regionale, ha svelato “plurime violazioni della disciplina statale sulla dirigenza pubblica, applicabile anche agli enti regionali a seguito della ‘riforma Brunetta’, nonché della disciplina regolamentare interna dell’ente in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali in favore di soggetti estranei ai ruoli della pubblica amministrazione”.
In sostanza i magistrati reputano non a norma le modalità con cui gli incarichi sono stati conferiti, e cioè senza avviso pubblico o comparazione dei curricula di più candidati, e senza la verifica della presenza all’interno della stessa Arpa di figure idonee a ricoprire il medesimo ruolo. “Le condotte poste in essere dai competenti dirigenti dell’ente e degli amministratori convenuti in giudizio – spiega la procura della Corte dei conti – contrastano con le finalità previste dalla legge, di salvaguardare un trasparente e meritocratico meccanismo di accesso alla dirigenza pubblica”. Ora sarà un giudice della corte a decidere sul risarcimento chiesto dalla procura, che per calcolare il danno erariale ha preso in considerazione le somme versate in questi anni da Arpa alla dirigente senza requisiti.
“La nostra opposizione vuole restituire il denaro pubblico ai cittadini che i partiti sperperano in nomine illegittime e a proprio esclusivo interesse”, commenta il consigliere del M5S Giampietro Maccabiani, primo firmatario dell’esposto dei Cinque Stelle, che prima di arrivare alla denuncia provarono a risolvere la questione con una interrogazione alla giunta di Roberto Maroni, ottenendo però picche. “Vogliamo andare oltre il caso specifico: l’esposto alla Corte dei conti voleva smascherare il sistema marcio delle nomine dei partiti all’interno delle agenzie regionali e delle partecipate”.
Twitter @gigi_gno