L’assicurazione, croce e delizia (più spesso la prima) degli automobilisti. Da un lato tutela in caso di sinistri, dall’altro spesso il suo costo è assai elevato. Nel nostro Paese, come nel resto d’Europa (tranne una mezza eccezione che poi vedremo), l’RC Auto viene associata ad un veicolo, ma c’è chi propone di rivedere il sistema e legarla invece alla titolarità della patente. In modo da risparmiare, nel caso si possiedano più mezzi e se ne usi solo uno alla volta. Cerchiamo di capire se questo è possibile, e soprattutto se conviene.
PERCHE’ L’RC AUTO IN ITALIA COSTA TANTO?
Se prendiamo come riferimento la media tra i paesi più rappresentativi dell’Unione Europea (Germania, Francia, Inghilterra e Spagna), è innegabile che l’assicurazione in Italia sia più cara. Fino a quattro-cinque anni fa anche di 240 euro all’anno, ora scesi a 130 per effetto dell’introduzione della legge n° 27 del 24 marzo 2012: quella sul famoso “colpo di frusta”, ivi regolamentato come danno alla persona di lieve entità, per il cui rimborso ora è necessaria una certificazione da esami strumentali. Secondo le compagnie assicuratrici, questo avrebbe consentito un risparmio di circa un miliardo di euro all’anno, contribuendo di fatto alla diminuzione delle tariffe. In realtà non è comprovata una correlazione tra premi e politiche di riduzione dei diritti, vessatorie nei confronti di chi il danno lo ha subito davvero, quale la legge del 2012. E’ più probabile che il motivo del risparmio sia da ricercare nella significativa diminuzione del numero dei sinistri, oltre che una maggiore concorrenza tra imprese ed il calo di assicurati. Nondimeno, una parte del risparmio stesso è dipesa pure da discutibili interventi giurisprudenziali filo-assicurativi e, comunque, protesi a disincentivare le cause.
Ciò detto, le tariffe rimangono elevate. Come mai? I motivi sono diversi. Rimanendo sul danno alla persona, va specificato che nel nostro Paese 18 incidenti su 100 comprendono denunce di questo tipo: il doppio rispetto alla media degli altri stati europei. A questo si aggiunge che il risarcimento del danno non patrimoniale da noi è circa 10 volte più alto rispetto a quello della Germania: in caso di morte, ad esempio, le assicurazioni italiane pagano tra i 750 mila e il milione di euro. Anche se, mettendo insieme tutte le poste risarcitorie, il nostro Paese si avvicina ai valori medi. Per quanto riguarda quello patrimoniale invece, in Italia si risarcisce pochissimo. C’è poi un’altra questione: degli 1,8 milioni di denunce fatti ogni anno nel Belpaese, circa 500 mila (ovvero quasi una su quattro) sono a rischio frode. Percentuale molto più alta che altrove, complici gli uffici di liquidazione, i periti “consenzienti”, etc. Insomma, di deterrenti all’abbassamento dei premi assicurativi ce ne sono diversi.
COME SI CALCOLA IL PREMIO ASSICURATIVO?
Sono tre i “pilastri” fondamentali per determinare una tariffa: la storia assicurativa (il famoso bonus-malus), le caratteristiche personali (età, luogo di residenza, a volte gli anni da cui si possiede la patente) e la tipologia del veicolo (più o meno lussuoso, potente, nuovo). Gli ultimi due sono contemplati nelle disposizioni che recepiscono una normativa comunitaria (la 2009/103/CE), al primo è stata messa mano con la legge Bersani del 2007. Sulla corretta formazione del premio assicurativo vigila l’IVASS, il cui compito è anche quello di indicare se i suddetti parametri sono utilizzati in maniera corretta.
L’ASSICURAZIONE LEGATA ALLA PATENTE: PRO E CONTRO
Se il premio per la RCA fosse associato alla patente, verrebbe meno uno dei tre elementi di cui sopra, ovvero la tipologia del veicolo. A parte le considerazioni sul fatto di dover cambiare le norme esistenti, a livello di Codice della Strada e Codice delle Assicurazioni, appare chiaro che ad essere più incerta sarebbe la determinazione dell’importo da pagare. Nondimeno un sinistro può colpire una persona o un oggetto, come un’automobile. Se si colpisce un oggetto, sarebbe assai complicato inquadrarne il valore se non si prendesse in considerazione quello del veicolo stesso. Evitando tecnicismi inutili, facciamo chiarezza con un esempio. Una Ferrari o una Fiat hanno costi molto diversi riguardo a listino e pezzi di ricambio, come si può quantificare un sinistro che coinvolga l’una e/o l’altra non tenendone conto? Una soluzione sarebbe quella di calcolare il risarcimento medio di tutti i veicoli e poi integrarlo con caratteristiche personali e bonus/malus: ma così si avrebbe solo l’effetto di far lievitare le tariffe (più incertezza induce le compagnie a tutelarsi con prezzi più alti), nonché far pagare di più il padrone della Fiat e meno quello della Ferrari perché di fatto sarebbero solo due possessori generici di patente. Insomma, tariffe mediamente più alte per chi non se le può permettere e dunque iniquità sociale.
Come per certi versi nel caso, il più citato dai sostenitori dell’opzione patente, che sia conveniente per chi possiede due auto ma una sola licenza di guida. Lo sarebbe, in effetti, ma questa è una situazione non proprio frequente nel nostro Paese, dove circolano quasi 44 milioni di auto a fronte di oltre 39 milioni di patenti. E dunque un monoreddito con una sola patente e una sola auto, che come dicono i numeri è lo status più vicino alla realtà (anzi spesso ci sono famiglie con due-tre patenti e un solo mezzo), pagherebbe come un plurimilionario che di auto ne possiede almeno una decina.
C’è tuttavia un caso in cui legare il premio per la RCA alla patente sarebbe assai produttivo, quello del contrasto all’evasione assicurativa. In Italia circolano tre milioni di veicoli senza tagliando o con tagliando falso, lo sa bene chi ha avuto la sventura di essere coinvolto in un incidente con uno di questi : prendere in considerazione la licenza di guida in luogo del tipo di veicolo consentirebbe di portare alla luce questo sommerso, eliminando di fatto il problema.
LA SITUAZIONE NEGLI ALTRI PAESI
A parte l’Australia, non si ha notizia di Paesi che adottino sistemi del genere. Tuttavia esistono, per così dire, formule di “avvicinamento”. Come quella di alcuni stati Usa, dove le famiglie in certi casi specifici possono usufruire di una polizza collettiva la cui tariffa viene determinata ponderando le diverse età e veicoli, nonché le patenti del nucleo familiare. Anche nel Regno Unito, le compagnie assicurative utilizzano la patente per valutare il rischio: per fini anti-frode possono consultare un database con tutte le informazioni sugli automobilisti, comprese quelle sulla licenza di guida. Ma la patente è solo uno dei parametri per la stipula della polizza: determinanti, anche in quel caso, sono bonus/malus, caratteristiche personali e tipo di mezzo che si guida. Come succede da noi.