Nella legge delega sulla Buona Scuola era inserito il divieto, ma Valeria Fedeli l’ha eliminato. E parte la rivolta di docenti e pedagogisti: "Chi di noi lavora nell'ambito scolastico o si occupa di formare i futuri maestri sa non solo quanti sono i respinti ma anche chi sono: figli di immigrati, ragazzi meridionali delle famiglie più povere, bambini rom. La scuola dovrebbe aiutare chi ha difficoltà". Il testo della lettera
Era già tutto deciso. Per mesi sui quotidiani si è parlato dell’addio alla bocciatura alla scuola primaria. Un provvedimento voluto dall’ex ministro Stefania Giannini. La senatrice Francesca Puglisi, responsabile nazionale della scuola del Partito democratico, l’aveva annunciato anche su Ilfattoquotidiano.it. E’ bastato un cambio al vertice per ribaltare le carte e far apparire di nuovo nella bozza dei decreti delegati la possibilità di respingere un bambino alla scuola elementare. A fare marcia indietro è stata la ministra Valeria Fedeli.
Una scelta per nulla digerita da chi sta in classe ogni giorno. Quindici rappresentanti del mondo della scuola, tra cui il direttore della Fondazione “Giovanni Agnelli” Andrea Gavosto, i maestri Franco Lorenzoni, Paolo Limonta e Alex Corlazzoli; il Movimento di cooperazione educativa; Francuccio Gesualdi, l’ex alunno di don Lorenzo Milani; i pedagogisti Daniele Novara, Paolo Mottana, Monica Guerra, Lorena Rocca, Mario Piatti e tanti altri hanno lanciato un appello per chiedere alla ministra di tornare sui suoi passi. In quarantott’ore sono già state raccolte più di 700 firme. Ecco il testo:
Ministra Fedeli, tolga la bocciatura dalla scuola primaria!
“Non bocciare. A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno. Agli svogliati basta dargli uno scopo”. Sono passati cinquant’anni da quando don Lorenzo Milani scriveva queste tre riforme della scuola in “Lettera ad una professoressa” ma nello schema di decreto legislativo recante “Norme sulla valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato a norma dell’articolo 1, commi 180, 181 e 182, della legge 13 luglio 2015, n. 107” all’articolo tre è stata reintrodotta la bocciatura alla scuola primaria.
Dopo che autorevoli componenti della VII° Commissione della Camera avevano annunciato la soppressione della bocciatura dalla scuola primaria, la ministra Valeria Fedeli ha voluto reintrodurre la norma precedente ovvero “i docenti della classe in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”. I cosiddetti casi “eccezionali” solo nell’ultimo anno scolastico 2015/2016 sono stati 11.071 e nell’anno precedente 11.866.
Chi di noi lavora nella scuola o si occupa di formare i futuri maestri sa non solo quanti sono i respinti ma anche chi sono: figli di immigrati, ragazzi meridionali provenienti dalle famiglie più povere, bambini rom. Oggi come ai tempi di don Lorenzo Milani “la scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde”. La nostra scuola anche oggi perde il 15% dei ragazzi.
Dietro questa percentuale noi vediamo i volti dei nostri bambini che non hanno certo bisogno di essere respinti ma di maggiore risorse umane, di insegnanti di sostegno formati, di educatori di strada, di una scuola più lenta, capace di ascoltare le esigenze di questi bambini, di captare le loro difficoltà e quelle delle loro famiglie.
Come scriveva Janusz Korczak noi dobbiamo “rispetto alle sconfitte e alle lacrime del bambino. Dobbiamo rispetto alla sua ignoranza”. Come insegnanti e pedagogisti respingiamo l’idea che la nostra scuola dopo cinquant’anni non abbia ancora compreso che non può respingere nessuno alla primaria ma può solo far valere l’articolo 3 della nostra Costituzione anche per i bambini che sono cittadini alla pari dei “grandi”. E’ lo stesso don Milani ancora a ricordarci che “Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati” e che dobbiamo fare una sola cosa: “Richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passar per pazzi”. Sottolineiamo altresì l’opportunità di non mantenere i voti in decimi, fonti di discriminazioni, indebiti confronti, demotivazione e effetti dannosi sull’autostima come gli stessi don Milani, Mario Lodi e molti altri hanno speso una vita a dimostrare.
E’ per questo che ci appelliamo a lei, ministra, perché ascolti il parere di chi nella scuola vive da anni e conosce i bambini e tolga dallo schema di bozza delle norme sulla valutazione l’articolo tre così come citato.
Gian Carlo Cavinato, segretario nazionale Movimento Cooperazione Educativa
Alex Corlazzoli, maestro e giornalista
Stefania Fenizi, insegnante e moglie di Gianfranco Zavalloni
Andrea Gavosto, direttore Fondazione “Giovanni Agnelli”
Francesco Gesualdi, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, ex allievo di don Lorenzo Milani
Rosa Giudetti, presidente Associazione “Montessori” – Brescia
Monica Guerra, docente in didattica “Bicocca” Milano
Paolo Limonta, maestro
Franco Lorenzoni, maestro e scrittore
Paolo Mottana, docente in pedagogia “Bicocca” Milano
Daniele Novara, pedagogista, fondatore Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti.
Mario Piatti, docente di pedagogia musicale
Lorena Rocca, docente dipartimento scienze storiche, geografiche Università degli Studi, Padova
Federico Taddia, giornalista
Elena Tamberi