“Non sono uno zombie e tanto meno lo sono stato nei momenti che hanno preceduto la tragedia. Ho solo mantenuto la calma, cosa che è mancata al pilota e ai rimorchiatori che anziché prestare assistenza e soccorso hanno unicamente pensato a salvare loro stessi, prendendo la via di fuga e lasciando che la nave finisse addosso alla Torre Piloti“. Così il comandante del cargo Jolly Nero, Roberto Paoloni, nel corso della sua dichiarazione spontanea al tribunale di Genova al processo sul crollo della Torre Piloti abbattuta nel porto ligure dalla nave in manovra il 7 maggio 2013, provocando 9 morti e il ferimento di 4 persone. Il pm Walter Cotugno ha chiesto vent’anni e sette mesi di reclusione per Paoloni, accusato di omicidio colposo plurimo, crollo di costruzioni, attentato alla sicurezza dei trasporti e falso. Per i magistrati, l’alta velocità, scelte azzardate e l’allarme mai lanciato sono gli elementi per i quali il capitano del mercantile dev’essere condannato.
Paoloni oggi è voluto intervenire spiegando la sua versione dei fatti. “La manovra, sotto la costante presenza e controllo del comandante, è decisa dal pilota perché così si usa nel porto di Genova”, aggiungendo che “per le navi mercantili è previsto l’uso dei rimorchiatori che prendono comunicazioni, ordini e direttive solo dal pilota”. Il comandante ha inoltre spiegato che durante la manovra a motore fermo, il cargo aveva una velocità di 3,4 nodi. “Non ho fatto affidamento sul contagiri perché per me la manovra è supportata dal riferimento di punti fermi come le attrezzature portuali. Quando la distanza nave-banchina era 150 metri, il pilota ha chiesto macchine avanti molto adagio, ordine ripetuto all’indirizzo del primo ufficiale Lorenzo Repetto“.
Sempre secondo Paoloni, il pilota avrebbe “detto avanti mezza e io l’ho ripetuto alla radio al primo ufficiale. Ho visto Repetto non al suo posto di manovra e sono corso verso la leva dei comandi. Repetto mi ha seguito e quando mi ha visto posizionare la leva da avanti adagio a avanti mezza mi ha detto ‘No, indietro’ e ho risposto ‘macché indietro, dobbiamo andare avanti’. Le sue parole mi hanno disorientato facendomi perdere attimi preziosi”. Durante la manovra, il comandante della Jolly Nero non avrebbe neanche sentito nessun tipo di segnalazione di pericolo: “Tanto meno luci lampeggiare né allarmi esterni”.
Secondo il legale degli addetti ai rimorchiatori, invece, il processo ha dimostrato che loro hanno fatto tutto ciò che era possibile per salvare la Torre Piloti anche a rischio di trovarsi schiacciati tra la nave e la terraferma. “Con le sue dichiarazioni – ha detto l’avvocato Mario Scopesi – il comandante Paoloni ha soltanto cercato di scaricare le proprie responsabilità su altri soggetti a cominciare dal suo stesso equipaggio e dal pilota”.