L’iscrizione di Gennaro Mola, il compagno della candidata sindaco Pd Valeria Valente, nel registro degli indagati della Listopoli di Napoli era attesa, prevista, annunciata. Si è concretizza in tarda mattinata, quando i finanzieri della polizia giudiziaria hanno notificato l’avviso di garanzia presso il suo avvocato difensore, Bruno Von Arx. Mola verrà sentito in procura martedì 21 febbraio. Non più come testimone, ma come indagato.
Un atto scontato dopo l’interrogatorio del primo indagato di Listopoli, il consigliere comunale dem Salvatore Madonna. A una domanda del pm Stefania Buda su chi gli avesse allungato il plico coi nomi dei 9 candidati “fantasma“, inseriti a loro insaputa nella civica Napoli Vale, la lista della candidata sindaco, Madonna ha risposto indicando Mola. E spiegando che l’ex assessore di una giunta Iervolino, nel pomeriggio del 6 maggio, gli allungò un plico con 13 nomi da autenticare. Quattro erano “buoni”, gli altri nove no. Madonna autenticò le firme “al buio“. “Sono stato superficiale, mi sono fidato, sono prassi, ero in buona fede, e c’era fretta perché incombevano le scadenze dei termini di presentazione di lista e candidature”, la sintesi di un interrogatorio che il politico ha affrontato con l’assistenza dell’avvocato Carlo Di Casola.
Madonna ha fatto capire di essersi trovato con il cerino acceso in mano: fu chiamato con urgenza per correre al comitato di Napoli Vale per fare il suo “dovere” in quota ad una delle componenti correntizie dei dem locali. Qualcuno aveva fatto notare che quasi tutte stavano dando una mano “tranne quella dei casilliani” con riferimento a Mario Casillo, il capogruppo Pd in Campania. Madonna è vicino a Casillo e si è attivato, autenticando nella notte anche il modulo della lista sottoscritto dai due presentatori. Una storia tutta da verificare, ovviamente.
Mola ha smentito Madonna: “Non è vero che fui io a dargli i nomi falsi”. Per Valente, se dovesse essere vero il contrario, diventerà più difficile continuare a portare avanti la tesi del “non so” e di non essersi accorta di quel che le stava accadendo intorno. All’assemblea metropolitana di sabato ha aggiunto che fu un errore farsi distrarre dalle trattative per i presidenti di Municipalità lasciando sguarnito il tavolo dove si stavano chiudendo le candidature per le comunali. L’errore più grave, ovviamente, lo ha commesso chi ha pasticciato i nove nomi falsi, tra cui una disabile. Una filiera politica dai contorni ancora oscuri.