Bruxelles invierà a Roma un parere motivato: il governo avrà due mesi di tempo per rimediare pena il deferimento alla Corte di giustizia del Lussemburgo. La direttiva europea prevede che le imprese vengano pagate entro 60 giorni, mentre gli ultimi dati mostrano che da noi ce ne vogliono 144
Altro che “debiti saldati entro il 21 settembre 2014″, come aveva promesso l’ex premier Matteo Renzi poco dopo il suo insediamento. L’Italia resta maglia nera tra i 28 Paesi Ue per tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione. Così, in attesa di valutare se aprire una procedura d’infrazione nei confronti della Penisola per deficit eccessivo, la Commissione Ue ha riattivato quella per i ritardi con cui gli enti pubblici pagano le imprese fornitrici, messa in stand by due anni fa.
L’iter passa alla fase due, quello che prevede l’invio di un parere motivato, perché nonostante i leggeri miglioramenti registrati non ci schiodiamo dall’ultimo posto nell’Unione. L’Italia ha ora due mesi di tempo per rimediare o corre il rischio di essere deferita alla Corte di giustizia Ue. Bruxelles aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti di Roma sotto l’allora commissario Antonio Tajani (ora presidente del Parlamento Ue) nel giugno 2014. Il governo italiano aveva preso provvedimenti e nel settembre successivo, quello della promessa di Renzi arrivata in diretta dal salotto tv di Bruno Vespa poi non mantenuta, il commissario Ferdinando Nelli Feroci aveva messo l’Italia sotto monitoraggio in attesa di capire se i pagamenti sarebbero in effetti diventati più rapidi.
A fine agosto 2016 un rapporto Ue che faceva riferimento ai dati 2011-2014 di Intrum Justitia mostrava che l’Italia era il Paese con il miglioramento più significativo dei tempi, ridotti di 15 giorni. Ma la Penisola restava appunto maglia nera tra i 28 con pagamenti a 144 giorni (dato 2015), ben al di sopra dei 30-60 previsti dalla direttiva entrata in vigore nel marzo 2013.
La Commissione Ue, oltre all’Italia, ha “preso nuove misure” anche nei confronti di Grecia (lettera complementare di messa in mora), Spagna e Slovacchia (lettera di messa in mora) per ragioni diverse, mentre ha chiuso l’infrazione nei confronti del Portogallo. “Chiedendo agli stati membri di rispettare le regole sul ritardo dei pagamenti, proteggiamo le imprese e aiutiamo la competitività dell’Ue”, ha dichiarato la commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska. “I pagamenti in ritardo sono un pesante onere per le aziende europee, specialmente per quelle piccole. Poter contare su pagamenti puntuali permette alle imprese di fare il proprio lavoro e di rispettare i propri impegni nei confronti dei clienti e dei dipendenti“.