Dal Board della massima competizione golfistica è arrivata una deroga per il comitato organizzatore di Roma 2022 dopo che il governo ha fornito ampie rassicurazioni sulla fideiussione statale da quasi 100 milioni. Resta da capire quale sarà il provvedimento normativo in cui inserire la somma: di certo non sarà il Milleproroghe
Termini scaduti, anzi no. Deroga fino a tutto febbraio? Anche di più. Nel bailamme di ipotesi, la certezza è solo una: per salvare la Ryder Cup c’è ancora tempo. Quanto, di preciso, non si sa: ieri in viale Tiziano, dove ha sede la Federazione Italiana Golf, è arrivata una lettera importante dall’Inghilterra. È la notizia che il presidente Franco Chimenti aspettava, dopo la prima comunicazione ricevuta a voce per telefono giovedì scorso: il termine non rispettato del 13 febbraio per la presentazione delle garanzie non sarà decisivo. Di più: grazie all’impegno ribadito dal governo, cade ogni scadenza nei confronti del Comitato organizzatore dell’edizione 2022. Una bella boccata d’ossigeno, dopo l’affanno e le paure dell’ultima settimana e, soprattutto, dopo le magre figure rimediate dalla politica, che ha cercato invano di infilare la garanzia da 97 milioni in provvedimenti che con lo sport nulla avevano a che vedere. In FederGolf, tuttavia, non si fidano di un timing così permissivo e continuano a ritenere febbraio l’orizzonte temporale massimo per completare il dossier. Il vero problema, però, non è il quando ma il come: viste le polemiche suscitate dal maldestro tentativo col decreto Salva banche e le fibrillazioni interne al Pd, la questione su quale strumento normativo utilizzare per la fideiussione di Stato è più viva che mai.
Il 13 febbraio, come anticipato la scorsa settimana da ilfattoquotidiano.it, era la data ultima per far pervenire a Ryder Cup Europe la garanzia statale da 97 milioni di euro pretesa dalla società a copertura del progetto. Il mancato rispetto di questa richiesta, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto addirittura far saltare tutta la manifestazione. Così non sarà, almeno per il momento, grazie all’opera di convincimento del presidente Chimenti e del governo italiano. Lunedì la FederGolf ha inviato a Virginia Water, cittadina alle porte di Londra dove risiede il Board della Ryder, un plico sprovvisto della garanzia, ma con una lettera di impegno formale del Coni e soprattutto del Ministero dello Sport, che ha spiegato i motivi del ritardo e confermato la forte volontà di ospitare l’evento fra cinque anni. Considerando che il sostegno dell’esecutivo è testimoniato in maniera tangibile dai 60 milioni di contributi pubblici già stanziati (anzi, nascosti) nell’ultima manovra, e che l’atto mancante è in realtà solo una “contro-garanzia” (quella del governo è una copertura di “secondo grado”: a garantire i 97 milioni in prima istanza saranno l’Istituto del Credito Sportivo e il gruppo assicurativo Sace) la risposta è stata positiva: la scadenza del 13 febbraio è caduta e ufficialmente non ne è stata fissata un’altra. Ora gli inglesi attendono notizie, ma soprattutto fatti. La pazienza non durerà in eterno.
Nella comunicazione di lunedì non viene esplicitato quale sarà lo strumento adatto per l’approvazione della garanzia: si parla genericamente di “provvedimento legislativo”. Tocca al ministro Luca Lotti individuarlo. L’idea di fare un ennesimo tentativo con un emendamento al Milleproroghe è stata scartata: troppo alto il rischio di un altro stralcio con annessa figuraccia; lo stesso Chimenti ha chiesto di utilizzare una via più consona. L’unica vera soluzione sarebbe quella di un decreto ad hoc, che con la fiducia permetterebbe anche tempi rapidi di approvazione. Ma presenta più di un’incognita, visto il clima da tutti contro tutti che si respira in questi giorni nel Partito Democratico: la Ryder Cup rischierebbe di trasformarsi nell’occasione per una resa dei conti sommaria nella maggioranza. Per questo in ambienti parlamentari c’è anche chi ipotizza di far passare qualche mese, lasciar calmare le acque e riprovarci più avanti. Ma questa strada non viene ritenuta percorribile dalla Federazione, per cui febbraio resta un termine non prorogabile. Oggi la situazione è più tranquilla ma tutt’altro che definita: la FederGolf il suo l’ha fatto, rispondendo agli inglesi, e dopo mesi di silenzio pure alle domande del Fatto.it. Adesso la partita è tutta nelle mani del governo e del ministro Lotti. Che ha già sbagliato due volte. Un terzo errore sarebbe fatale per la Ryder Cup.
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