Nel 2016 gli ascoltatori medi giornalieri della televisione, in prima serata, sono stati 24,6 milioni (il dato è una media annuale, quindi comprende ovviamente i periodi di maggiore e minore ascolti, come per esempio il mese di agosto, con 18 milioni di ascoltatori, e il mese di febbraio, con 28 milioni). Si registra un calo, anche senza tenere conto del lieve aumento della popolazione, di circa il 3% rispetto all’anno precedente. La curva flette dal 2013, e si è tornati a una cifra prossima a quella del 2010.

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È indubbio che la Tv stia subendo un’erosione: le perdite sono però così limitate da far supporre che per i prossimi anni, se non decenni, la Tv rimarrà il mezzo di comunicazione ampiamente più diffuso (il 98% della popolazione vede la Tv, l’84% ascolta la radio e il 74% usa Internet).

Nel secondo grafico l’ascolto è rapportato alle fasce di età (si è posto uguale a cento gli ascoltatori medi). Dal 2010 al 2016 non ci sono stati cambiamenti radicali, né il paventato “invecchiamento” della Tv, fenomeno che secondo alcuni avrebbe determinato la progressiva emarginazione del mezzo. Gli over 65 passano, negli ultimi sette anni, dal 31 al 32% del totale degli ascoltatori; mentre l’ampia fascia 25-44 anni, scende complessivamente dal 25% al 20%. In effetti, gli anziani sono abitualmente i maggiori consumatori di televisione anche perché hanno minori possibilità di scelta. I giovani la frequentano meno, come confermano i dati, perché hanno più possibilità di svago. Fra queste va sicuramente annoverato il web (social e video in particolare), consumo che spesso s’integra, come si sa, con quello della Tv, la quale è il riferimento dello stesso consumo mediale (si guardano i programmi in televisione o su Youtube e si commentano sui social).

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L’età media del programma nazional-popolare per eccellenza, il Festival di Sanremo, è di 53 anni, un’età tutt’altro che elevata, programma che ha fatto registrare alti ascolti proprio fra i teens, la fascia 15-19 anni (49% di share come il dato generale). Questo dimostra che non c’è un abbandono della Tv come mezzo da parte dei giovani. È certo che è difficile trovare un giovane che guardi il telegiornale: l’età media del Tg1 della sera è 62 anni (64 anni il Tg3, ma solo 52 anni il Tg5)! Va anche rilevato che l’informazione televisiva è il genere più contestato: se il Tg è troppo obiettivo, modello raro da trovare, rischia di avere poco appeal, se invece è schierato, come avviene sempre, accontenta solo una fazione. A prescindere dall’informazione, sulla quale il web offre più possibilità di scelta, i dati confermano che se si vuole indagare il nesso fra l’età e il consumo di televisione, è corretto che il confronto avvenga sulla base dei diversi programmi, generi e canali.

Nel terzo grafico, è evidenziata la composizione degli ascoltatori dei tre principali gruppi televisivi, con l’aggiunta della composizione della popolazione. Sky si conferma il gruppo televisione più giovane: solo il 35% degli ascoltatori ha più 55 anni (contro il 36% della popolazione), mentre il 41% è della fascia 35-54 anni. Mediaset sembra conformarsi meglio alla stratificazione della popolazione; un suo vantaggio, cercato da corrette strategie di palinsesto, è di avere maggiori ascolti proprio nel cosiddetto target commerciale, 25-54 anni, il più appetito dagli inserzionisti pubblicitari. La Rai è la Tv “più vecchia”: il 58% degli ascoltatori ha più di 55 anni (addirittura il 70% per Raiuno, cioè sette su dieci!), solo il 5% della fascia 25-34 anni. Se questo fosse un obiettivo della Rai, il risultato sarebbe un successo.

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Tirando le somme dai dati esposti, si conferma che la televisione è ancora viva! La Tv nel suo complesso riesce a rivolgersi a tutti, a essere specchio della società. Va infine rilevato che la Tv e il web non sono due modelli alternativi, poiché sono maggiori le occasioni d’integrazione che fanno lievitare entrambi.

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