“Mi aspettavo da molti miei colleghi una reazione del genere, che scioperassero per me, ma sinceramente non da parte di tutti”. Angelo Stanzani tornerà a lavoro e fra poco più di due anni potrà andare in pensione. Ma quanta paura per lui. Ha 58 anni, da quando ne ha 35 lavora alla Segafredo di Pianoro, due passi da Bologna. Una azienda leader, non solo a livello nazionale, nella produzione di caffè e che non attraverserebbe affatto un momento di crisi, ma anzi è florida. Giovedì 9 febbraio l’impresa ha deciso però di licenziarlo con effetto immediato. “Il giorno prima – racconta il lavoratore al fattoquotidiano.it – ero stato chiamato in direzione per parlare della produzione, come succede spesso. Giovedì vengo convocato nuovamente in Direzione e mi ritrovo davanti l’avvocato dell’azienda, il responsabile del personale e il direttore dello stabilimento. Mi danno una lettera con su scritto che ero licenziato. Ufficialmente per l’esternalizzazione della mia mansione”.
Stanzani, da 23 anni dentro l’azienda e responsabile della manutenzione, assicura di non avere mai avuto screzi con l’azienda e di non avere avuto affatto sentore prima della decisione di Segafredo. La sorpresa positiva per il lavoratore arriva tuttavia un minuto dopo la brutta notizia. Appena tornato dalla Direzione avvisa i colleghi, poi va negli spogliatoi a prendere la sua roba e al ritorno li trova che scioperano. “Stavano scioperando per me, ma anche per loro. Quando si aprono, certe porte sono molto pericolose. Oggi tocca a me e domani chissà a chi può toccare”.
Per due giorni lo stabilimento, che conta quasi 200 lavoratori, è stato fermo. Poi lunedì 13 febbraio, in assemblea, i lavoratori, con il supporto della Flai Cgil, pianificano altre 20 ore di stop se l’azienda non farà marcia indietro. Anche la politica si muove, con il Movimento 5 stelle che chiede un intervento al presidente della Regione Stefano Bonaccini e con l’intervento della presidentessa del consiglio regionale, Simona Saliera, Pd ed ex sindaca di Pianoro. Così nel pomeriggio, dopo un incontro nella sede di Unindustria, arriva la fumata bianca, e l’annuncio dell’impresa guidata dal patron Massimo Zanetti, che il licenziamento sarà ritirato. “Non smetterò mai di ringraziare i miei colleghi”, spiega ancora Stanzani.
Soddisfatto, ma allo stesso tempo preoccupato è Vincenzo Grimaldi, segretario della Flai Cgil di Bologna. “La Segafredo è sempre stata una azienda con rapporti normali con i sindacati. Il problema è che da alcuni anni in Italia c’è una produzione legislativa tutta contro il lavoro e a tutela delle imprese. E per questo si è arrivati a un imbarbarimento nel rapporto tra aziende e lavoratori”. Il segnale della vicenda Stanzani tuttavia, secondo Grimaldi, è incoraggiante: “Nonostante tutte queste leggi, nel ‘pianeta lavoro’ c’è vita: i lavoratori hanno reagito nonostante prendano 1300 euro al mese. Hanno rinunciato a due giorni di paga pur di sostenere le ragioni del loro collega. Questo ha fatto sì che la azienda ritornasse sui propri passi”.
Sulle motivazioni che hanno spinto l’azienda a programmare il licenziamento di un lavoratore di esperienza, il sindacalista non si sbilancia: “Io penso che volessero abbassare i costi, ma sinceramente non posso saperlo”. La Segafredo, contattata dal Fatto.it, ha preferito non commentare la vicenda.
Foto dal profilo Facebook di Cgil Bologna