Dopo la denuncia del numero uno di Riscossione Sicilia in commissione Antimafia, Forza Italia chiede "l'immediato trasferimento della riscossione a una struttura di pronto intervento dello Stato anche attraverso l’utilizzo di forze di polizia". Ma il governatore Rosario Crocetta ostenta soddisfazione: "Si mostra al Paese una Regione attiva nella lotta al malaffare"
Forza Italia chiede “l’immediato trasferimento della riscossione in Sicilia ad una struttura di pronto intervento dello Stato”. La Lega vuol convocare l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, davanti alla commissione di Vigilanza sull’Anagrafe tributaria della Camera. Mentre il governatore Rosario Crocetta ostenta soddisfazione, convinto che “le denunce che Fiumefreddo ha fatto in Commissione Antimafia mostrano al Paese una Regione attiva nella lotta al malaffare“. Tutto nasce dalle dichiarazioni che lo stesso Fiumefreddo, confermato lo scorso aprile alla guida dell’ente che gestisce la riscossione sull’isola, ha fatto mercoledì in commissione Antimafia.
Per prima cosa c’è il totale monstre dei tributi non riscossi negli ultimi 10 anni, quantificato in 52 miliardi di euro 30 dei quali già prescritti. Poi l’accusa ai Comuni – in testa Catania con 19 milioni, seguita da Messina, Siracusa e Palermo – che sono “i maggiori debitori” e fanno “resistenze fortissime”. E la denuncia che “in Sicilia gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante, si tengono con autocertificazioni relative alla cosiddetta regolarità fiscale” che “sono tutte false”. Infine la “battaglia con alcuni deputati regionali che non pagavano e non erano perseguiti, anche per importi milionari”, ma questo era noto: lo scorso anno Fiumefreddo ha disposto il pignoramento delle indennità dei deputati dell’Assemblea regione siciliana, avendo scoperto che 64 membri su 90 avevano pendenze col fisco. L’avvocato ha parlato anche di “gestione opaca” per cui “il poveretto paga mentre si tendono a salvaguardare i grandi capitali“. Da uno studio sui grandi evasori è emerso che le categorie interessate “erano dedite a ortofrutta, onoranze funebri, appalti, carni, settori infiltrati tradizionalmente da Cosa Nostra. Alcuni nomi sono famigerati e in testa alle evasioni ma nessuno li ha mai cercati, una situazione di sostanziale impunità“. E ancora: “A Trapani la Riscossione da più di 15 anni non riesce a nominare un responsabile, all’ultimo hanno puntato la pistola e lasciò l’incarico”.
Gianfranco Miccichè, coordinatore Fi-Sicilia, ha reagito chiedendo “l’immediato trasferimento della riscossione in Sicilia ad una struttura di pronto intervento dello Stato anche attraverso l’utilizzo di forze di polizia”, perché servono “misure straordinarie a salvaguardia dei 22 miliardi di euro a rischio di prescrizione e per accertare le responsabilità dei 30 già prescritti”. Il senatore Antonio d’Alì, vicepresidente del gruppo di Forza Italia, ha fatto sapere di aver “chiesto al presidente della Commissione Finanze del Senato di audire con immediatezza l’assessore alle Finanze del governo regionale siciliano, il direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate in Sicilia, il comandante regionale della Guardia di Finanza, il presidente della Corte dei Conti Sicilia e lo stesso avvocato Fiumefreddo”
Crocetta, da sempre sponsor di Fiumefreddo, si è detto “contento per le denunce” perché “l’evasione fiscale riguarda in gran parte i ceti privilegiati della società che si appropriano di risorse che dovrebbero essere destinate allo sviluppo e alle politiche di solidarietà nei confronti dei più deboli”.