Il 9 dicembre i risultati delle perizie disposte dopo la riapertura dell’inchiesta avevano stabilito che l’ipotesi più probabile è che David Rossi si fosse tolto la vita. Oggi la procura di Siena ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul decesso dell’ex capo comunicazione di Banca Mps morto dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio la sera del 6 marzo 2013.

La richiesta, spiega una nota del procuratore Salvatore Vitello, arriva al termine delle indagini che conducono “a ritenere ragionevole l’ipotesi del suicidio e altamente improbabile quella dell’omicidio”. La procura, invece, ha stralciato il provvedimento per l’ipotesi di omissione di soccorso a carico di ignoti. Rossi non morì sul colpo e se fosse stato soccorso, forse, il suo decesso poteva essere evitato. E ciò consentirà di fare nuovi accertamenti sulle immagini delle telecamere che ripresero quanto successo in vicolo Monte Pio dove venne trovato il corpo di Rossi. Fu uno dei legali della famiglia dopo gli accertamenti fatti nel giugno scorso a chiedere un’inchiesta con questa ipotesi di reato.

La relazione dei periti finale supera le oltre 200 pagine compresi gli allegati dei numerosi esami eseguiti presso i laboratori di anatomia patologica di Milano. La relazione dei periti ha preso in esame tutte le possibilità sul decesso, nel marzo dell’anno scorso i pm avevano deciso lariesumazione della salma. L’ex manager era stato trovato a terra dopo un volo dalla finestra del suo ufficio nei giorni dell’inchiesta sulla banca senese quando l’istituto di credito era al centro delle indagini sull’acquisizione di Antonveneta e dei derivati Alexandria e Santorini. In quel marzo di 4 anni fa nelle indagini su Mps era sotto accusa tutto il vecchio gruppo dirigente, a partire dall’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni, vertici con cui David Rossi aveva a lungo collaborato. L’inchiesta sulla morte di Rossi era stata riaperta un anno fa su input della famiglia che si è sempre battuta per fare chiarezza su quanto avvenuto. I consulenti della famiglia avevano concluso che il manager “sarebbe stato prima colpito alla testa e poi buttato dalla finestra almeno da due persone”.

Ora sarà il gip a decidere se accogliere la richiesta della procura contro la quale gli avvocati Luca Goracci e Paolo Pirani, legali dei familiari, hanno già annunciato opposizione. L’ipotesi del suicidio non ha mai convinto la famiglia, e in particolare la vedova Antonella Tognazzi che, anche ieri, ha partecipato a un presidio organizzato a Siena dal Movimento 5 stelle per “chiedere giustizia”. I parlamentari di M5S chiedono l’invio di ispettori alla procura toscana la cui richiesta di archiviazione, spiegano, “ancora una volta, ci pare fondata su conclusioni superficiali”, e criticano le parole del procuratore.

Vitello nella nota sottolinea che “la procura è stata guidata dal confronto con le parti, nel solo ambito procedimentale, non avendo alcun rilievo affermazioni generiche e talvolta gratuitamente offensive, rilasciate ad organi di informazione, perché fondate sulla assoluta ignoranza della vasta attività di ricerca svolta dall’ufficio”. “Tutti gli accertamenti fatti, sia investigativi sia tecnici, sono stati eseguiti dai consulenti tecnici d’ufficio” (l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha eseguito l’autopsia sui resti di Rossi, e il tenente colonnello del Ris Davide Zavattaro), spiega ancora la procura, “nel contradditorio con quelli di parte”.

 

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