L’inchiesta della Procura capitolina è uno stralcio di quella napoletana, svelata il 21 dicembre in esclusiva da Marco Lillo sul Fatto Quotidiano. Il padre dell'ex premier: "Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina neanche conoscevo l’esistenza di questo reato che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati - cui va tutto il mio rispetto - potranno verificare"
Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, è indagato dalla Procura di Roma nell’inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. L’accusa nei suoi confronti è concorso in traffico di influenze. L’inchiesta romana è uno stralcio di quella aperta a Napoli e svelata il 21 dicembre in esclusiva da Marco Lillo sul Fatto Quotidiano. Si tratta dello stesso procedimento (inviato a Roma per competenza territoriale) in cui è indagato il ministro dello Sport Luca Lotti, accusato a sua volta di rivelazione di segreto e favoreggiamento al pari del generale dei carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia.
Il padre del segretario del Pd ha ricevuto oggi un invito a comparire nel quale si ipotizza il reato a suo carico. I magistrati di piazzale Clodio intendono sentirlo a breve, già la prossima settimana. La notifica è arrivata a Renzi senior alle ore 13 a Scandicci, come confermato dall’avvocato Federico Bagattini, legale di Tiziano Renzi. “Il fatto è totalmente incomprensibile – ha detto il difensore – perché nell’atto è riportato solo il numero della norma violata. Prenderemo contatto con il pm per capire quali sarebbero i fatti contestati”.
Anche il diretto interessato ha detto la sua circa l’iscrizione nel registro degli indagati: “Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina neanche conoscevo l’esistenza di questo reato – ha detto Tiziano Renzi – che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati, a cui va tutto il mio rispetto, potranno verificare. I miei nipoti sono già passati da una vicenda simile tre anni fa – ha aggiunto – e devono sapere che il loro nonno è una persona perbene: il mio unico pensiero in queste ore è per loro”.
Il reato di traffico di influenze, contestato al padre dell’ex premier in concorso con altri, è stato introdotto nel codice penale nel 2012: mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa. Il ruolo del padre del segretario Pd ha attirato le attenzioni dei magistrati poiché strettamente collegato a quello del suo vecchio amico Carlo Russo, un imprenditore toscano molto vicino ad Alfredo Romeo, protagonista principale dell’inchiesta della Procura partenopea.
Il primo a commentare la notizia è il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio del M5s, che su twitter scrive: “Padre di Renzi e suo braccio destro Lotti indagati in inchiesta Consip. Renzi era a conoscenza del traffico di informazioni? #Renzisapeva?”. Dello stesso tenore il commento del capogruppo M5s Vincenzo Caso. “L’inchiesta Consip – dice – che riguarda una commessa miliardaria si conferma un caso giudiziario da approfondire, su cui è necessaria la massima attenzione di tutta l’opinione pubblica. Bisogna accendere un faro sulla vicenda”.
Nell’indagine, che di fatto viene coordinata da due Procure, il focus principale degli inquirenti è rivolto alla gara d’appalto, bandita nel 2014, denominata Fm4 (facility management) del valore di 2,7 miliardi di euro e che era stato suddiviso in una serie di lotti. I magistrati capitolini intendono approfondire i rapporti tra il padre dell’ex premier e l’imprenditore Russo, in contatto con Romeo. Agli atti dell’indagine anche decine di intercettazioni telefoniche acquisite nel filone napoletano dell’inchiesta tra Romeo e l’ex deputato Italo Bocchino, “consulente” dell’imprenditore.
Per l’inchiesta Consip, nel dicembre scorso, dopo aver ricevuto gli atti da Napoli, i pm capitolini hanno ascoltato il ministro dello Sport Lotti e il comandante generale dell’Arma, Del Sette. Entrambi hanno respinto le accuse, sostenendo di non aver mai rivelato ai vertici di Consip l’esistenza di indagini. In particolare Lotti, interrogato il 27 dicembre scorso, ha affermato di “non avere mai saputo nulla di indagini” relative alla Consip. Riferendosi all’amministratore delegato della società, Luigi Marroni, che sentito come persona informata sui fatti dai magistrati di Napoli aveva fatto il nome dell’allora sottosegretario, Lotti ha detto di “non frequentarlo” e di “averlo visto solo due volte nell’ultimo anno”.