Anche per il fratello Gianni Vrenna (il fratello) e per l’ex procuratore della Repubblica di Crotone Franco Tricoli sono cadute le accuse di aver effettuato operazioni societarie e commerciali con il solo scopo di scongiurare il sequestro delle società dell'imprenditore quando quest’ultimo era sotto processo (poi assolto) per associazione mafiosa, estorsione, corruzione e voto di scambio nell’ambito dell’inchiesta “Puma”
Il presidente del Crotone Raffaele Vrenna è stato assolto dall’accusa di intestazione fittizia. Si è concluso davanti al gup di Catanzaro il processo con il rito abbreviato che vedeva imputati anche Gianni Vrenna (il fratello) e l’ex procuratore della Repubblica di Crotone Franco Tricoli. Anche per loro, al termine della camera di consiglio, sono cadute le accuse di aver effettuato operazioni societarie e commerciali con il solo scopo di scongiurare il sequestro delle società di Vrenna quando quest’ultimo era sotto processo per associazione mafiosa, estorsione, corruzione e voto di scambio nell’ambito dell’inchiesta “Puma”.
Un’indagine che, anche quella, si concluse con l’assoluzione definitiva di Raffaele Vrenna. Tuttavia, secondo gli inquirenti, il tentativo di eludere le disposizioni di legge lo avrebbe indotto a mettere in atto operazioni societarie e commerciali volte ad attribuire fittiziamente ad altri la titolarità o la disponibilità di quote societarie e beni. Nei mesi scorsi, la Procura aveva chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione per i fratelli Raffaele e Gianni Vrenna, e un anno e 8 mesi per l’ex procuratore di Crotone Francesco Tricoli a cui il presidente della squadra di Serie A aveva affidato la gestione del trust per la sua holding.
Non ha retto davanti al gup, l’ipotesi che il presidente del Crotone (che è anche il più importante imprenditore calabrese nel settore dei rifiuti) avesse attribuito in maniera simulata azioni e quote, per un valore di oltre 5 milioni di euro, stabilendo che ogni beneficio economico fosse diviso a favore della moglie e delle due figlie. Per la Procura il vero dominus era sempre Raffaele Vrenna che aveva affidato il suo impero all’ex procuratore Tricoli, appena andato in pensione. Non è escluso che i pm facciano ricorso dopo che verranno depositate le motivazioni della sentenza. Intanto, secondo l’avvocato dell’imprenditore, Francesco Verri, “finisce con un’assoluzione il secondo ed ultimo capitolo di una vicenda processuale nella quale la vita e le aziende dei fratelli Vrenna sono state passate al setaccio da otto giudici, tutti concordi nel ritenerli estranei a ogni reato e completamente innocenti”.