Il 14 gennaio, la donna aveva chiamato l'ambulanza per un malore accusato dal figlio, ma al loro arrivo i sanitari non erano riusciti a salvarlo e il piccolo era giunto morto al Policlinico della città emiliana: inizialmente la 27enne aveva detto ai Carabinieri e ai magistrati di avere pensato a una indigestione
La madre lo ha picchiato troppo forte, fino a causarne, involontariamente, la morte. E nel farlo potrebbe essere stata aiutata dal convivente che si è autoaccusato. Sembra prendere un po’ più di consistenza l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale, per la vicenda di un bambino di 3 anni e mezzo, morto il 14 gennaio scorso a Modena. La donna aveva chiamato l’ambulanza per un malore accusato dal figlio, ma al loro arrivo i sanitari non erano riusciti a salvarlo e il piccolo era giunto morto al Policlinico della città emiliana. “L’ho picchiato perché faceva i capricci. Volevo che smettesse di piangere, ma non pensavo potesse morire”, ha confessato ora la mamma, moldava, sentita dal pm della Procura di Modena. La donna e il convivente risultano entrambi indagati.
Inizialmente la madre, 27 anni, aveva detto ai Carabinieri e ai magistrati di avere subito pensato a una indigestione. Alcuni giorni fa tuttavia il Procuratore della Repubblica Lucia Musti aveva ipotizzato che il bimbo potesse essere morto a seguito di una “azione violenta”. Secondo il magistrato l’azione violenta poteva essere “il frutto di un comportamento ‘dell’uomo sull’uomo’, o anche l’aver urtato contro qualcosa”. In sostanza, stando alle anticipazioni provenienti dalla medicina legale, il piccolo aveva avuto una lesione all’intestino: “Il bambino potrebbe essere morto piuttosto per sepsi, infezione determinata dalla rottura del mesentere. Si tratta di una pellicola che riveste l’intestino e lo tiene unito – aveva spiegato Musti – Il mesentere si è rotto e la rottura del mesentere ha fatto uscire del cibo. La diffusione del cibo avrebbe poi causato la sepsi, quindi l’infezione”.
Non solo: “Esistono poi altri segni sul corpo del bambino. Ad esempio – aveva spiegato il Procuratore – la frattura scomposta della tibia. Segni che sono tutti recenti rispetto all’evento della morte. Evidentemente quindi il bambino è stato sottoposto a un’azione violenta”. Sarà ora la medicina legale tuttavia, a dovere certificare se il bimbo sia morto per quelle lesioni o per qualcos’altro: la valutazione degli esami dell’autopsia infatti è ancora in corso.
Un contesto non facile quello in qui era cresciuto il piccolo. Il papà in Moldavia, la madre conviveva con un altro uomo, originario dell’Albania, recentemente coinvolto in una inchiesta sulla prostituzione della Polizia di Modena. Stando a quanto riporta la Gazzetta di Modena, la madre si è presentata spontaneamente dal pm ammettendo che quel giorno era tornata dal lavoro stanca. Il compagno si sarebbe lamentato del bambino, dicendo che era stanco di lei e dei figli, e poco dopo la donna era andata preda di un attacco di rabbia contro il piccolo e lo aveva picchiato. Il convivente, difeso dagli avvocati Marco Favini e Giacomo Tognetti, si è autoaccusato delle botte al bimbo, ma si dubita che possa averlo fatto solo per proteggere la compagna.