I dati di Ixè per Agorà. Democratici oltre il 30 per cento, distaccano il M5s al 27. Una lista Pisapia può valere fino al 6 per cento. Cresce l'intero centrodestra. Renzi perde altri due punti negli indici di fiducia
Da lunedì potrebbe essere tutto diverso, ma oggi, prima della scissione, il Partito Democratico è il primo partito italiano, sopra al 30 per cento, con un margine sul Movimento Cinque Stelle che è al 27. Sarà forse anche per questo che due elettori del Pd su 3 sono contrari alla spaccatura finale. Sono i dati del sondaggio settimanale di Ixè per Agorà (solito margine d’errore del 3 per cento). Solo un elettore democratico su 5 (19 per cento) pensa che la scissione sia un bene, mentre il 64 per cento vorrebbe che Renzi rimanesse segretario. In vista del congresso, il 18 per cento punta invece su Andrea Orlando e il 12 per cento su Michele Emiliano.
Ixè non misura quanto peserebbe il Pd dopo la scissione, ma prova a soppesare un’eventuale lista elettorale di Milano Giuliano Pisapia che ha appena lanciato il suo Campo Progressista: un’eventuale presenza dell’ex sindaco di Milano attirerebbe una fetta di elettori tra il 2,6 e il 6,4 per cento dei consensi, con una forbice molto larga che significa però che il dato è molto suscettibile a cambiamenti nel corso del tempo. E risente dell’ebollizione del Pd anche Sinistra Italiana, che in una settimana incrementa di mezzo punto e ora sarebbe intorno al 4 per cento (3,9).
In generale Pd e M5s continuano a calare (questa settimana dello 0,6 per cento), tendenza che va avanti da alcune settimane. Nel frattempo cresce lievemente tutto il campo del centrodestra: aumentano anche se di poco la Lega Nord (13,5%, +0,2), Forza Italia (12,6%, +0,1%), Fratelli d’Italia (4,3%, +0,2%). Area Popolare (Ncd+Udc) si colloca a quota 3,2 per cento (-0,1).
Quanto alla fiducia nei leader, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni resta primo nonostante un lieve calo di un punto. Interessante vedere come il capo del governo ottenga maggiore fiducia rispetto al suo esecutivo, che si ferma (stabile) al 27%. Tra gli altri leader Matteo Renzi scende al 28 per cento (ulteriore flessione del 2 per cento), Matteo Salvini e Giorgia Meloni calano al 22 (meno 1), Beppe Grillo al 18 (unico a salire, più 1). Stabili Luigi Di Maio al 18 e Silvio Berlusconi al 16.