A dieci mesi dall’apertura delle procedure di licenziamento collettivo avviate a marzo dalla società di rilevazione dati Consulmarketing, con sede a Milano, e che coinvolgevano 465 dipendenti su un totale di 1.134 addetti, la tensione torna alta. Non sono bastati l’accordo firmato a luglio tra sindacati e azienda dopo cinque giorni di sciopero indetti dal 30 maggio al 4 giugno, né un tavolo aperto al ministero dello Sviluppo e gli appelli al dicastero del Lavoro e alla Regione Lombardia e al committente quasi esclusivo Nielsen. Per l’azienda di Milano anche i conti del 2016 non tornano, così a gennaio ha comunicato l’apertura di una nuova procedura di licenziamento per 350 dipendenti. “Consulmarketing intende costringere i lavoratori a rinunciare al rapporto di lavoro dipendente, per riproporre loro un contratto di collaborazione”, ha affermato Andrea Montagni, della Filcams Cgil Nazionale. Lunedì 20 febbraio ci sarà un nuovo incontro, ma le parti sono lontane dal raggiungere un’intesa. A ilfattoquotidiano.it l’azienda fa sapere che “non vuole rinunciare alla commessa e ai suoi collaboratori, ma ritiene tuttavia non più differibile una radicale rivisitazione del modello di business relativo al settore rilevamenti, sostituendo a quello attuale uno basato sull’esternalizzazione dell’attività di rete”. A quasi un anno di distanza la storia di ripete.
DIECI MESI TRA ACCORDI E PASSI INDIETRO – A maggio scorso, infatti, era scontro aperto tra l’azienda specializzata nella raccolta di dati per le ricerche di mercato e i sindacati Filcams Cgil e Uiltucs Uil che accusavano la Consulmarketing di voler “licenziare i lavoratori per riassumerli con meno diritti e meno tutele”. La società aveva aperto le procedure di licenziamento e offerto ai dipendenti contratti di lavoro autonomo, con la conseguente rinuncia a malattia, ferie e Tfr. Una scelta necessaria, secondo l’azienda, e dovuta a una forte flessione del mercato e a una perdita di fatturato di 1,5 milioni di euro nel 2015. Dopo una serie di proposte avanzate dalla Consulmarketing e ritenute “provocatorie” e “inaccettabili” dai sindacati, a giugno si è giunti a un accordo sindacale sottoscritto innanzi all’Agenzia regionale della Lombardia per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro che prevedeva licenziamenti su base volontaria e il contratto di solidarietà (per il quale è stato stipulato un successivo accordo) dal 28 giugno al 5 dicembre 2016. Alla solidarietà erano interessati 388 dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Prima di procedere alla riduzione dell’orario i lavoratori hanno dovuto usufruire di tutte le ferie maturate, i permessi, i rol, le ore accumulate (Banca Ore).
LA NUOVA PROCEDURA DI LICENZIAMENTO – Di fatto è andata così, sono stati smaltiti gli ammortizzatori interni “solo che il contratto di solidarietà – spiega a ilfattoquotidiano.it Gianni Duca, rsa Uiltucs Uil – non è mai stato attuato per mancanza del decreto da parte del Ministero del Lavoro. Nel frattempo gli incontri con l’azienda non hanno prodotto nulla e, mentre smaltivamo ferie e quant’altro la Consulmarketing ha continuato a sostituire i contratti a tempo determinato che scadevano a giugno con co.co.co., asserendo che non c’era altra scelta”. Il risultato? “Il 19 gennaio l’azienda ha riaperto un’altra procedura per 350 dipendenti su 981, al netto dei lavoratori che hanno accettato il licenziamento volontari e dei co.co.co che in questa procedura non rientrano”. Per la Filcams Cgil Nazionale “l’intento è quello di riproporre un contratto di collaborazione e “continuare ad avere addetti alla rilevazione prezzi, eliminando tutele, diritti e riducendo, quindi, i costi del lavoro”. I sindacati respingono la dichiarazione di esuberi “perché – dicono – come ha dimostrato anche la gestione del precedente contratto di solidarietà non c’è nessun calo significativo del lavoro tale da giustificare la benché minima riduzione di personale” piuttosto “una incapacità dell’azienda di gestire i picchi e i carichi di lavoro, nel rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro”.
L’AZIENDA: “TUTTA COLPA DELLA LEGGE FORNERO” – Secondo la Consulmarketing l’origine del problema è la Legge Fornero, con “la stabilizzazione dei contratti di lavoro da ‘cocopro a volumi’ – spiega l’azienda a ilfattoquotidiano.it – in dipendenti subordinati ad ore”. Se nel 2015 la perdita di fatturato della società è stata di 1,5 milioni di euro, nel 2016 si è arrivati a quasi 1,4 milioni. “La nuova modalità retributiva ad ore lavorate e non più a volume – sottolinea la società – si è dimostrata inadeguata e insostenibile”. E neppure è bastato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali: “Questi interventi hanno consentito di contenere, almeno in parte e per il limitato periodo di loro vigenza, le perdite del settore” che sono state comunque significative anche nel 2016. Secondo la società “i sindacati hanno preso una posizione politica dettata da una sfiducia di fondo nei confronti dell’azienda e non tenendo conto della vera volontà dei lavoratori, assumendosi la responsabilità di portare al tracollo l’azienda nel suo complesso”.
ICHINO: “IL MIO STUDIO ASSISTE CONSULMARKETING? IO HO SOSPESO ATTIVITA’ FORENSE 9 ANNI FA” – La Consulmarketing è assistita da un avvocato dello studio Ichino Brugnatelli e associati, tra i cui soci c’è appunto il senatore Pietro Ichino, membro della Commissione Lavoro di Palazzo Madama. Per Gianni Duca si tratta di un “grave conflitto di interesse”. A rispondere sul punto a ilfattoquotidiano.it è lo stesso parlamentare. “Quando sono stato eletto al Senato, nove anni fa, ho immediatamente sospeso sia la mia attività di insegnamento all’Università, sia la mia attività forense. Ovviamente questa sospensione riguarda solo me e non gli altri cinquanta avvocati che fanno parte dello stesso studio. Ciascuno dei quali esercita la propria attività in piena autonomia. D’altra parte, non mi risulta che in Senato sia mai stata trattato alcun provvedimento che riguardi direttamente la vertenza in questione”. Il senatore afferma di non conoscere direttamente i termini di questa vicenda. “In linea di diritto, però – aggiunge – penso che la questione nasca da un mutamento della normativa. La disciplina posta dalla legge Fornero, ispirata alla proposta contenuta nel mio progetto di ‘Codice semplificato del lavoro’, prevedeva che la disciplina del lavoro subordinato si applicasse anche in tutti i casi di lavoro caratterizzato da una dipendenza sostanziale del prestatore nei confronti del datore di lavoro, anche quando la prestazione non fosse soggetta a vincolo di orario e di luogo”.
Nell’articolo 2 del decreto legislativo 81 del 2015, invece, il legislatore ha adottato un criterio diverso “per cui la disciplina del lavoro subordinato si applica in tutti i casi in cui la prestazione lavorativa, anche se qualificata come autonoma dalle parti, è soggetta al coordinamento spazio-temporale da parte del committente, in particolare al vincolo d’orario”. Quando questa norma venne varata, Ichino era sì membro della commissione Lavoro del Senato, ma il testo non era contenuto nella legge-delega elaborata dal Senato e poi approvata anche dalla Camera, perché fu emanata dal governo, in sede di attuazione di quella delega. “Ovviamente partecipai alla discussione su questo punto – spiega oggi Ichino – e in quella sede mi battei perché venisse mantenuta l’impostazione della legge Fornero del 2012, pur con qualche messa a punto che era effettivamente necessaria”. Venne invece scelta un’impostazione diversa, in considerazione della crisi di diversi settori.
GLI APPELLI AI MINISTERI E A NIELSEN. CHE SE NE LAVA LE MANI – Nel frattempo Filcams Cgil e Uiltucs hanno scritto alla Nielsen Italy, che già in passato ha contribuito a sbloccare a vertenza “perché si assuma le proprie responsabilità”, ma anche al Mise e al ministero del Lavoro per non aver vigilato sull’operato “di un’azienda che – scrivono i sindacati – mentre dichiarava esuberi strutturali affidava a collaboratori assunti ad hoc il lavoro di rilevamento e proponeva al personale che accedeva al licenziamento su base volontaria di continuare senza soluzione di continuità la propria attività con contratti di collaborazione”. Qualche giorno fa la Nielsen ha detto la sua: “Consulmarketing è fornitore per Nielsen di servizi di rilevazione dati sul territorio da oltre 10 anni e gestisce le proprie attività e i propri lavoratori in piena autonomia”, ha spiegato in una nota, sottolineando che “Nielsen non è responsabile delle decisioni di Consulmarketing in merito alla propria organizzazione” e di augurarsi che l’azienda di rilevazione dati “possa risolvere ogni eventuale problematica organizzativa attraverso soluzioni adeguate al suo modello di business”.